«Solo in Italia, ad oggi, la polizia postale ha messo a segno 205 arresti con l’accusa di pedopornografia online e chiuso 177 siti pedofili. Altre 4.007 persone sono state solamente denunciate, perchè i reati commessi prevedevano una pena inferiore ai tre anni e quindi non si è potuto procedere con il fermo, mentre 3.949 soggetti sono stati perquisiti. Sessanta le operazioni di rilievo internazionale e 273.334 i siti monitorati».
Così Apcom riassume per LA7 i contenuti del convegno “Bimbi nella rete. Il turismo contro la pedofilia online” nel quale Domenico Vulpiani, direttore della Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha fatto il punto dello stato dei fatti nella battaglia delle istituzioni contro la pedofilia in rete. Vulpiani ha voluto sottolineare la gravità del fenomeno partendo dalla forza dei numeri e dai risultati raccolti negli ultimi 7 anni di attività sul campo: «Dentro alcune abitazioni abbiamo trovato intere videoteche di materiale pedopornografico».
Il linguaggio delle agenzie di questo tipo cade spesso nella colpevolizzazione della rete come strumento preferenziale di illegalità («Siti, chat, sms ed mms sono i trabocchetti nei quali cadono più spesso i minori, lontani dalla sorveglianza dei genitori, adescati dai delinquenti»), ma è proprio contro le trappole disseminate sul web che la Polizia Postale conta di poter intervenire con raid mirati ai siti canaglia: «La polizia postale, grazie al centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia on line, ha inoltre creato una “Black list” dei siti pedopornografici stranieri: vengono segnalati alle aziende internet italiane e bloccati. Ad oggi la “Black list” comprende 163 siti».
Meno inerente al tema pedofilia, ma pur sempre legato al rapporto tra minori e web, è infine un nuovo appello lanciato da Vulpiani ai genitori: «Attenzione agli acquisti di droga online […] Là è legale venderla e spedirla. Ovviamente nel nostro Paese è reato. Facciamo controlli a campione, ma non possiamo certo aprire tutti i pacchi. Però il consiglio ai genitori è quello di controllare i loro figli, e non credere sempre che dentro ai quei pacchi ci siano cd o libri».