Si tratta di uno degli sforzi più grandi mai fatti per contrastare la circolazione di pedopornografia nella rete statunitense, un’iniziativa che mette insieme 18 operatori via cavo che insieme forniscono la connessione a 112 milioni di utenti, ovvero l’87% dell’utenza degli Stati Uniti.
A fare l’accordo sono state tre delle più importanti associazioni che riuniscono gli operatori: la National Cable & Telecommunication Association, il National Center For Missing and Exploited Children e la National Association of Attorneys General (la quale riunisce ben 45 delegati legali che hanno firmato una lettera dove esprimono il loro appoggio all’accordo).
Tutto ruoterà intorno alla black list stilata dal National Center For Missing and Exploited Children contenente tutti i siti che ospitano materiale pedopornografico. Gli operatori si impegnano a bandire l’accesso dai loro server a tali siti e a segnalarne di nuovi per incrementare l’affidabilità della lista, oltre a rinforzare le policy in materia per altri veicoli come ad esempio i newsgroup.
«Siamo molto soddisfatti di questo attacco totale alla pedopornografia» ha dichiarato Ernie Allen CEO del National Center For Missing and Exploited Children «Non possiamo andare ad arrestare ogni singolo criminale. Dobbiamo adottare sistemi creativi e creare nuove partnership che uniscano pubblico e privato per affrontare il problema con maggiore efficacia. L’annuncio di oggi è un deciso passo in avanti in questo senso».
Ma la novità non nasce dal nulla, è semmai il punto di arrivo di un lungo processo che ha visto tappe intermedie come nuove leggi e altri accordi tra legislatori e operatori del campo della connettività. Eppure bisogna porre attenzione a simili mosse, poichè se bloccare i contenuti pedopornografici è qualcosa di sicuramente positivo, c’è per contro anche da notare che una simile regolamentazione implicitamente autorizza il controllo su quali contenuti possano essere veicolati e quali no.