Un nuovo blitz della Polizia Postale e delle Comunicazioni ha permesso agli inquirenti di fermare un giro di materiale pedopornografico che aveva preso piede in rete. Il peer-to-peer in questo caso non ha nulla a che vedere con i responsabili, però: lo strumento utilizzato era infatti la più semplicistica messaggeria istantanea.
Spiega il lancio di agenzia: «La polizia postale e delle comunicazioni del Veneto ha arrestato un trentenne di Lecco, ha indagato 18 persone e effettuato 12 perquisizioni nell’ambito di una operazione contro la pedopornografia, conclusa alle prime ore di oggi nelle province di Lecco, Mantova, Bologna, Forlì-Cesena, Roma, Caserta, Napoli, Taranto, Padova, Torino e Messina. Lo riferisce un comunicato stampa della polizia, precisando che “l’indagine è frutto di una complessa attività investigativa che ha visto gli 007 della postale impegnati per mesi sotto copertura”».
Nell’occasione gli esperti incaricati dell’indagine hanno eseguito un “appostamento” virtuale (nel contesto dell’operazione “V-Brake”) fingendosi per tempo pedofili e cercando contatti utili su un non meglio precisato «noto servizio di messaggistica istantanea molto utilizzato dagli internauti, che nella circostanza veniva fruito come strumento per cedere e diffondere in tempo reale materiale pornografico realizzato mediante l’utilizzo di minori». La natura dello scambio tramite IM, piuttosto che tramite canali più efficaci e blindati, sembra lasciar preludere non tanto ad una vera e propria organizzazione coordinata, quanto più ad un gruppo di persone autonomamente in contatto tra di loro. Un giovane della provincia di Lecco sarebbe stato trovato in possesso di un vero e proprio archivio di materiale «riproducente bambini anche in tenere età costretti a subire violenze sessuali ad opera di adulti».
Come al solito l’abbinamento internet-pedofilia prende piede fin troppo facilmente dalla cronaca, ma se è la rete il mezzo usato per scovare i responsabili è altresì vero che è grazie alla rete che un ganglio simile è emerso permettendo agli inquirenti di fermare un pericoloso giro di materiale riprovevole.