Mentre si continua a discutere sull’opportunità degli Smart Tag di Internet Explorer, sulle nuove funzionalità di Netscape 6 e sui futuri prodigi di Opera, il mercato dei browser si va piano piano arricchendo di nuovi protagonisti.
Tra questi un progetto di particolare interesse è quello del grupo Hacker Cult of the Dead Cow (CdC), salito agli onori delle cronache per aver distribuito per mezza rete Back Orifice, il primo trojan a diffusione generalizzata, e per essersi prestati come attori in Disinformation, un cortometraggio alternativo girato nel loro quartier generale a San Francisco. Bene, il gruppo californiano ha da tempo messo in cantiere un Browser che dovrebbe bypassare tutti i filtri imposti da quegli stati, come la Cina, l’Iran e gli Emirati Arabi, che limitano la navigazione in Interner per motivi ideologici e di censura. Il Browser dovrebbe anche permettere, attraverso metodi di crittografia, una navigazione anonima.
Il progetto era stato reso noto in modo “ufficiale” nel dicembre 2000 quando, nella e-zine del gruppo chiamata Global Domination, venivano rampognati gli Emirati Arabi Uniti colpevoli di aver censurato dalla loro rete nazionale proprio il sito degli stessi Hacker. In quelle pagine veniva alla luce il Project X, nome in codice del futuro browser, con una promessa: “«Watch for more in the upcoming months»” (più o meno: «aspettati nuove notizie nei prossimi mesi»).
Da dicembre il progetto ha preso forma e anche un nuovo nome: Peekabooty. Il Browser sarebbe stato presentato al Defcon, l’annuale convention Hacker in programma a Las Vegas dal 13 al 15 Luglio. Tuttavia al Defcon il nuovo browser non ci sarà e non si potrà vedere all’opera uno strumento che promette di rivoluzionare la navigazione della rete.
Alcune specifiche tecniche sono state però diffuse in questi ultimi mesi. Peekabooty si appoggerà ad un sistema peer to peer (come ad esempio Gnutella o, per altri versi, Napster), decentralizzando completamente la navigazione e rendendola virtualmente “anonima”. Un sistema di server interconnessi tra loro renderebbero del tutto vana l’azione di qualsiasi filtro imposto dalle autorità. A ciò si aggiunga che nel progetto è previsto anche la criptazione di tutti i dati scambiati tra gli appartenenti alla rete al fine di nascondere i nodi di passaggio.
Ma per vedere all’opera la nuova creazione dei CdC dobbiamo ancora aspettare. I sei programmatori impegnati nello sviluppo del codice hanno avuto problemi nella creazione dei moduli di criptazione. Ad annunciarlo è stato lo stesso “Oxblood Ruffian”, il responsabile del progetto, con una mail alla testata digitale ZDNet: «rilasciarlo in queste condizioni – ha spiegato l’hacker – sarebbe irresponsabile»