L’hacker Gary McKinnon potrà essere processato negli Stati Uniti come richiesto dalle autorità americane. Il Segretario di Stato per gli Affari Interni del Regno Unito, Alan Johnson, ha da poco accettato la richiesta di estradizione statunitense sancendo un nuovo importante passo nel procedimento che vede coinvolto McKinnon, accusato di aver violato numerosi sistemi dell’esercito e della NASA nel corso del 2001 e del 2002. Il via libera all’estradizione è giunto nonostante le condizioni di salute non ottimali dell’hacker.
Gary McKinnon soffre della sindrome di Asperger, un disordine legato all’autismo che comporta principalmente una spiccata difficoltà nel gestire le relazioni sociali, ma che non altera la percezione della realtà. «A causa delle legittime preoccupazioni legate alla salute del signor McKinnon, abbiamo richiesto e ottenuto tutte le garanzie del caso dalle autorità degli Stati Uniti» ha dichiarato Johnson, sottolineando di aver concesso l’estradizione dopo aver appurato l’assenza di possibili violazioni dei diritti umani legato al caso specifico dell’hacker divenuto famoso per aver forzato numerosi sistemi informatici negli Stati Uniti.
Tra il 2001 e il 2002, McKinnon ha violato ben 97 computer per ottenere informazioni “genuine” sugli UFO e sulla presenza degli alieni sul nostro pianeta. Una ricerca meticolosa per trovare le tracce di un possibile complotto, ma terminata con seri problemi di sicurezza e disguidi per le autorità statunitensi. Secondo il governo USA, all’epoca le intrusioni dell’hacker causarono il blocco di almeno 300 computer in una base navale del New Jersey e l’impossibilità di utilizzare circa 2mila postazioni informatiche governative nell’area di Washington. Reputato il più grande nella storia militare statunitense, l’attacco causò secondo le autorità statunitensi danni per oltre 700mila dollari.
Una volta estradato negli Stati Uniti, McKinnon potrebbe rischiare una pena tra i 60 e i 70 anni di carcere. «Gary vive da otto anni in una condizione di terrore. Forzare un fanatico degli UFO pacifico, vulnerabile e poco avveduto a essere a diverse migliaia di chilometri dal proprio gruppo di supporto è una barbarie» ha dichiarato Janis Sharp, la madre dell’hacker, dopo aver appreso la notizia dell’estradizione. Secondo alcune perizie psichiatriche, la decisione da poco assunta tesa a far celebrare il processo negli Stati Uniti potrebbe aggravare lo stato depressivo e di ansia di McKinnon portando il soggetto a optare per il suicidio.
I legali dell’hacker avranno ora una settimana di tempo per valutare le decisioni da poco assunte dalle autorità britanniche e per formulare una richiesta di annullamento dell’estradizione. Se il ricorso dovesse fallire, la questione potrebbe essere portata all’attenzione della Corte europea per i diritti umani, una strada irta di difficoltà, ma che potrebbe consentire a McKinnon di ottenere alcune garanzie aggiuntive o elementi per accantonare la richiesta di estradizione.