Un’operazione della Guardia di Finanza, quindi un comunicato stampa ed una nota particolare che permette di capire meglio il fenomeno della pirateria da ufficio: a quanto pare gran parte della pirateria in ambito aziendale è basata sull’underlicensing, ovvero sull’installazione dei vari software oltre i loro limiti d’uso (vengono insomma installati su più sistemi rispetto a quanto previsto dalle licenze acquisite).
Per meglio capire il fenomeno ci siamo avvalsi della collaborazione di Arnaldo Borsa, Responsabile Antipirateria di BSA Italia.
In che proporzioni è possibile sommariamente quantificare underlicensing, download e masterizzazioni nel contesto della pirateria da ufficio?
A livello aggregato, al 51% secondo dati IDC 2007. In ufficio e in azienda prevale assolutamente l’underlicensing, o dal cd originale acquisito legalmente o da copie masterizzate o scaricate dal P2P, ma non abbiamo dati precisi in % per fornire anche uno split fra queste forme
“Underlicensing” significa comprare 1, poter installare 2 ed installare invece 10. Il tutto evidentemente al fine di salvaguardare il bilancio aziendale. Ma su chi ricade generalmente la responsabilità di tale illecito nel contesto aziendale?
Secondo la Legge, è il legale rappresentante dell’impresa, a meno che questi possa provare il contrario (ossia di aver adottato tutte le tutele necessarie e che quindi il dolo è imputabile a un dipendente ben identificato che ha agito infrangendole consapevolmente)
In che misura l’underlicensing è addebitabile a ignoranza (la non conoscenza dei termini d’uso dei vari software) ed in che misura, parallelamente, è addebitabile ad esplicito dolo?
Difficile dare una misura precisa, anche perché chi viene scoperto in dolo generalmente invoca l’ignoranza della norma come attenuante delle proprie responsabilità.
Una volta (cioé intorno al 2000, quando è stata approvata la vigente legge 248) l’ignoranza prevaleva, oggi la legge è assai più nota nella business community e prevale il dolo, anche se come dicevamo è difficile distinguere le due componenti
Le sanzioni per pirateria prevedono anche un rimborso delle aziende danneggiate (es. Adobe, Microsoft, Symantec) o vanno invece a finire completamente nel computo delle casse dello Stato?
Le sanzioni vanno interamente nelle casse dello Stato. Durante il procedimento penale, il giudice può convocare la parte lesa (azienda), la quale può costituirsi parte civile per ottenere un risarcimento dei danni subiti. Oppure, se il responsabile procede a regolarizzare la propria posizione mediante l’acquisto di licenze relative ai programmi prima illecitamente utilizzati, per dimostrare la propria buona fede, in questo caso, l’acquisto si traduce in una forma di “rimborso” per i vendor danneggiati