Torna a piombare su Microsoft il pericolo Eolas. La storia del brevetto contestato sembrava ormai chiusa e da più parti era stata presa ad esempio come il classico caso in cui un semplice brevetto avrebbe potuto costituire un grave vincolo legale allo sviluppo. La parziale vittoria di Microsoft non ha invece chiuso una vicenda che ora si ripropone con tutto il suo peso di oltre mezzo miliardo di dollari.
La cronistoria: Eolas ha contestato nel 1999 a Microsoft l’uso di una tecnologia brevettata e nel 2003 Microsoft era costretta da apposita sentenza a versare 520 milioni di dollari per risarcimento. Il 2004 è stato l’anno delle discussioni, con il W3C pronto a schierarsi al fianco di Microsoft contro l’uso forsennato dei brevetti. Nel Marzo 2005 Microsoft ottiene la propria rivincita: le contestazioni Eolas vengono respinte, Internet Explorer è salvo. Ora il colpo di scena finale: la sentenza di appello viene sostanzialmente ribaltata con il brevetto accordato nuovamente a Eolas ripristinando lo stato di colpevolezza di Microsoft.
Il brevetto al centro dell’attenzione è quello identificato dal US Patent and Trademark Office al numero 5,838,906 e concernente l’uso di “plugin” (applicazioni esterne). Il brevetto è registrato per conto della University of California da Michael Doyle, l’allora numero uno del gruppo Eolas. L’improvviso ribaltamento dei fronti è stato originato proprio dall’Ufficio Brevetti americano che ha ripristinato il “patent” Eolas. Per Microsoft si tratta di un colpo imprevisto ed improvviso, ma un responsabile del gruppo si è affrettato a confermare la fiducia della dirigenza di Redmond verso una soluzione positiva del caso.