Fra tutte le società mondiali, Apple è certamente quella più legata al vincolo di segretezza. Non solo i rapporti con la stampa non sono propriamente intensi – raramente vengono concesse interviste o diramate informazioni aggiuntive rispetto ai comunicati standard del gruppo – ma negli anni si sono anche collezionate le più svariate leggende sulla protezione delle informazioni targate mela morsicata. L’ultima della lunga serie riguarda iOS 7: pare che i developer di Cupertino utilizzino speciali iDevice con vetri polarizzati affinché i curiosi di passaggio non ne colgano alcun dettaglio. Ma da dove deriva quella che a tutti gli effetti è un’ossessione?
A rispondere a questa domanda ci pensano gli stessi dipendenti – o meglio gli ex assunti da Apple – in un lungo thread apparso su Quora, poi riportato da Business Insider. Alla domanda “come riesce Apple a mantenere segretezza?”, sarebbe lecito attendersi una discussione deserta. E invece gli ex dipendenti hanno evidentemente voglia di parlare, considerato come si siano in massa fiondati a raccontare la loro esperienza. Il quadro che ne è emerge è però tutt’altro che quello di una misteriosa dittatura, bensì di una scelta legata al sentimento d’appartenenza all’azienda. Lo spiega bene l’intervento di Brian Hoshi:
«Avendo lavorato in Apple per alcuni anni, posso dire che la necessità di segretezza è radicata nella cultura aziendale di creare innovativi e rivoluzionari prodotti all’interno dei mercati, altrimenti blandamente evolutivi, in cui Apple decide di competere. La segretezza si diffonde in tutta l’organizzazione dall’esistenza di un team di sicurezza aziendale che ti guarda alla spalle per gran parte del tempo e dal fatto che anche violazioni minori possono portare all’immediato licenziamento. Non c’è nulla di cui aver paura in Apple purché si seguano queste basilari regole di condotta.»
L’alone di mistero attorno alle strategie Apple, però, proviene dal passato. Lo spiega Ken Rosen, un tempo in NeXT:
«Agli inizi, tutto era aperto a tutti. C’era addirittura un raccoglitore con i salari nell’ufficio del CFO. Ci è stato detto che avremmo potuto controllarlo in qualsiasi istante. Pochi se ne interessarono. Steve ci disse: “Dentro NeXT, tutto è aperto. Fuori NeXT, non diciamo nulla. Così sarà fino alla prima perdita. Non appena dimostreremo di non saper tenere un segreto, torneremo a essere come tutte le altre compagnie”.»
Tra le esperienze di chi ha lavorato per ben 18 mesi senza essere mai informato della transizione dei Mac alla piattaforma Intel e la conferma di una delle leggende più diffuse, ovvero l’impossibilità di conoscere i compiti affidati al proprio collega di lavoro, spuntano anche delle vere e proprie ossessioni. Come quella pubblicata da un anonimo su iTrack, un sistema di controllo e sicurezza inerna:
Tutti i prototipi sono marchiali al laser con numeri di serie e tracciati da un sistema centrale (chiamato iTrack). Anche la sicurezza fisica è prioritaria, con in prototipi chiusi al sicuro quando non in uso. L’accesso ai prototipi è inoltre ristretto e la credenza di base all’interno dell’azienda è che il tuo collega non sappia ciò su cui stai lavorando.
Insomma, la segretezza per Apple è l’unico modo per garantirsi un ampio margine di vantaggio contro la concorrenza e, per farlo, userebbe sistemi particolarmente rigidi. Peccato, però, che dai distretti prodottivi cinesi arrivino a cadenze settimanali le immagini dei più svariati prodotti targati mela morsicata.