Samsung contro Apple. Una battaglia legale che va avanti da mesi e che finalmente troverà il primo giudizio definitivo da parte del tribunale di San Josè. Una causa che non ha mancato di risparmiare colpi di scena, tra clamorosi documenti e curiosità finora sconosciute. Il colosso di Cupertino è sempre stato abile nel nascondere determinati procedimenti nella progettazione dei suoi dispositivi: segreti che però dovevano necessariamente cadere per avere ragione nel processo contro Samsung. Ed eccole qua, pronte su un tavolo otto verità che di fatto, secondo CultofMac, certificano la sconfitta morale di Apple.
Si parte subito con il botto: Steve Jobs aveva cambiato idea sui tablet da 7 pollici. In una conference call tenuta nell’ottobre 2010, l’ex amministratore delegato della mela morsicata si era scagliato apertamente contro i mini-tablet, dichiarando che con quel display erano semplicemente troppo grandi per competere con uno smartphone e troppo piccoli per dar fastidio all’iPad. Jobs cambiò idea solo tre mesi dopo, perlomeno secondo quanto è emerso da una email di Eddy Cue, vice presidente di Apple. Non a caso ormai si attende solo l’annuncio per il primo iPad con pannello da 7 pollici.
Phil Schiller, Senior VP della divisione marketing dell’azienda, è stato costretto ad “ammettere” alla corte che Apple ha speso 647 milioni di dollari nelle attività marketing dedicate al marchio iPhone prima della fine dell’anno fiscale 2011 e 457.2 milioni di dollari per quanto riguarda la promozione dei tablet iPad. Insomma, in totale fa più di 1 miliardo di dollari.
Continuando, cade anche uno dei miti storici di Apple: la sfacciata indifferenza verso i prodotti della concorrenza. Al contrario, la mela morsicata è particolarmente attenta a quanto realizzato dai suoi competitor, come è emerso da una email di Christopher Stringer, industrial designer dell’azienda in cui parlava specificatamente dei Palm di HP. E non solo questo, perché crolla anche un’altra storica indifferenza: quella verso le richieste dei fan.
Uno studio ha rivelato come la società statunitense sia invero attentissima a cosa pensano i suoi clienti più appassionati, cercando di capire perché preferiscano iPhone dai prodotti della concorrenza o le caratteristiche del melafonino che non li soddisfano. Samsung ha chiesto che i dati rilevati vengano resi pubblici, ma un giudice ha concesso a Apple il tempo di far ricorso. Gli stessi utenti che nel 78% dei casi acquistano regolarmente un case per il loro smartphone.
Si chiude con altre curiosità: diversi prototipi di iPad erano particolarmente diversi o “strani” rispetto il modello definitivo. Uno di questi presentava anche un cavalletto in modo da poggiare il tablet come fosse una cornice per fotografie; il nome in codice di iPhone era Purple e l’azienda aveva intenzione di espandersi ai mercati automobilistici e delle telecamere, cosa che ha portato indirettamente alla nascita del melafonino.
Da dove arriva quindi la vittoria morale di Samsung, qualunque sarà il verdetto di San Josè? Principalmente dal fatto che è crollata quell’aura mistica che si era creata attorno Apple. In realtà, come è giusto che sia, la mela morsicata è un’azienda come tante altre: è costretta a spendere miliardi di dollari per il marketing dei suoi prodotti di punta, i concorrenti sono nemici che devono essere sconfitti tramite un disegno ben studiato, sta attenta a cosa fanno i competitor e ai desideri dei fan. E soprattutto, non sempre Apple è perfettamente consapevole di quanto sta facendo.
Secondo CultofMac esiste una sorta di ossessione alla segretezza in Cupertino, persino per quei dettagli che dovrebbero apparire semplicemente ovvi, come l’enorme spesa per il marketing o la naturale attenzione verso concorrenza e appassionati. Sotto il profilo dell’immagine dunque, Samsung ha già vinto.