Phishing, la prima condanna italiana

La prima condanna in Italia per phishing arriva dal Tribunale di Milano: un giovane di Varese aveva architettato un sistema telefonico per raccogliere numeri di carte di credito. La cifra rubata è stata modesta, ma la sentenza prevede 32 mesi di carcere
Phishing, la prima condanna italiana
La prima condanna in Italia per phishing arriva dal Tribunale di Milano: un giovane di Varese aveva architettato un sistema telefonico per raccogliere numeri di carte di credito. La cifra rubata è stata modesta, ma la sentenza prevede 32 mesi di carcere

Il ragazzo si dice stupito per l’esito della sua truffa, ma di truffa si tratta e le maglie della legge si sono così strette attorno ad un giovane di Varese che ha approfittato delle sue conoscenze informatiche e del nome CartaSi per ingannare ignari utenti. Il guadagno finale è stato scarno, ma la pena non è invece poca cosa: 2 anni e 8 mesi di reclusione, 1000 euro di multa e 10000 euro per il danno d’immagine causato al gruppo a cui facevano capo le carte di credito.

«Non credevo che avrebbero abboccato in tanti»: così il ragazzo ai magistrati. Il suo sistema, però, era tutt’altro che ingenuo. Il ragazzo infatti ha inviato un certo numero di SMS dal web recitanti: «chiami il numero 02/xxx di Servizi Interbancari per verificare la transazione con la sua carta di credito, al fine di verificare usi fraudolenti» (fonte AGI). Gli utenti che ascoltavano improvvidamente il consiglio si trovavano ad ascoltare una voce automatica richiedente il numero della carta di credito. A questo punto per ogni combinazione comunicata scattava automatica la truffa mettendo a disposizione di Giuseppe F. il numero completo per procedere con operazioni di acquisto.

Il ragazzo avrebbe infatti operato una spesa di circa 800 euro con i vari numeri di carta di credito accumulati. La malefatta è avvenuta nei primi mesi dell’anno e la sentenza è giunta a seguito delle indagini scaturite da una denuncia firmata da CartaSi (la quale risultava essere mittente dei messaggi inviati in verità dal ragazzo). Il gioco è terminato nel peggiore dei modi con sentenza pronunciata dal gup Caterina Interlandi. Il processo si è svolto a rito abbreviato presso il tribunale di Milano.

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