Google potrebbe lanciare entro breve un nuovo servizio di photosharing denominato Photovine. Questo almeno è quello che sembra di capire visitando una semplice pagina web, scovata da BusinessInsider, che promette di farci “piantare una foto e guardarla crescere». Al fianco dello slogan, un’applicazione su un iPhone.
Nel mese di giugno Google ha depositato il marchio “photovine”, ma fino alla comparsa della pagina emersa in queste ore non era dato sapere di più circa le idee del gruppo sul brand registrato. Per quanto scarno, però, il sito ha una pagina sulla privacy policy e una FAQ che descrivono in modo sufficientemente dettagliato lo spirito dell’applicazione.
Dalla pagina relativa alla gestione dei dati sensibili, si scopre che Photovine è una creatura di “Slide”, società di Max Levchin acquisita l’anno passato da Mountain View e che produce applicazioni terze per siti e dispositivi anche fuori dalla costellazione Google.
La FAQ spiega come Photovine sia pensato più come un social network che non come un servizio di condivisione di immagini. La peculiarità del servizio è che consente di creare una raccolta di foto intorno a un’idea o un tema, utilizzando foto inviate da altri membri della rete sociale. Queste raccolte sono chiamate “vitigni” (vines). A crescere, dunque, è la vite, tema costante del layout grafico, ogni volta che gli utenti aggiungono le proprie foto contribuendo al tema.
Si tratta perciò di un tentativo alla ricerca di un ibrido tra photosharing e crowdsourcing, mettendoci un po’ di intelligenza collettiva per puntare sull’incontro di persone che non si conoscono fra loro ma che condividono un interesse su un certo argomento. Funzionerà? E soprattutto, quando verrà attivato? Al momento non c’è alcuna applicazione con tal nome nell’Apple Store e Google non ha rilasciato comunicati sulla questione.
In Rete aumenta la curiosità, ma anche una certezza: se Photovine è una realtà ambiziosa, non potrà non essere fortemente integrata a Google plus. L’idea “social” di Google andrebbe così a prendere forma, vitigno dopo vitigno, “+” dopo “+”.