Dopo la carrellata sulle sei grandi piattaforme per lo sviluppo mobile all’oggi esistenti, passiamo ad analizzare il resto delle possibilità presenti in questo ambiente.
Maemo 5: Questo esperimento della Nokia, partito ormai 3 anni fa con l’N700, è arrivato oggi alla sua quinta versione, ad un solo passo da quello che dovrebbe “rappresentare il sistema operativo di riferimento per i device mobili”, come annunciato durante il Nokia World. Con un cuore alimentato da GNU/Linux, C e C++ sono i linguaggi supportati e ci sono già diverse “perle” dalle quali tutti potrebbero imparare qualcosa. Inoltre Maemo è da sempre stato l’unico a supportare senza problemi siti avanzati che fanno uso di Flash e di altre tecnologie ancora non approdate su altri sistemi. A mio avviso, comunque, la piattaforma è ancora circondata da un’alone di prodotto dedicato agli “smanettoni”, e solo da pochi giorni, finalmente, è stato presentato l’N900, il primo dispositivo che include anche il modulo cellulare al suo interno, sancendo il passaggio dall’Internet tablet allo smartphone agli steroidi. Quando Nokia renderà chiare le sue strategie su quale linea di sistemi operativi portare avanti, si saprà se Maemo avrà gloria e onore oppure sarà lentamente messo nel cassetto.
Symbian S40: Sebbene questo sistema operativo possa sembrare oggi vecchio e non degno di attenzione, l’ampia base di installato e le ottiche di sviluppo che riguardano i paesi emergenti lo fanno comunque essere presente in più di un progetto. Ancora più frammentato del Symnbian S60 per quanto riguarda le caratteristiche supportate da ogni classe di terminale, qui davvero occorre fare bene i conti con la scarsità di risorse hardware a disposizione, la complessità nel realizzare cose che in altri linguaggi sono già pronte e il tipo di target a cui il software è dedicato.
Java 2 Mobile Edition (J2ME): ancora una scelta obbligata se si vuole realizzare un programma in grado di girare su diverse categorie di cellulari e smartphone, la situazione all’oggi rimane abbastanza invariata rispetto a quanto scritto, e commentato, in questo articolo.. C’è inoltre l’aggravante che i programmi pensati per gli smartphone di fascia alta stanno progressivamente abbandonando questa piattaforma per offrire versioni specifiche per sistema operativo.
Palm Pre: HTML, CSS, Javascript sono gli ingredienti fondamentali per gli sviluppatori che si vogliono confrontare con il WebOS, il sistema operativo montato sull’ultimo device di casa Palm. La transizione rispetto a chi già sviluppa per il Web dovrebbe essere quindi morbida e quasi indolore. Nonostante l’annuncio dell’arrivo del Pixi, questo progetto è di fatto fermo a due soli dispositivi con una quota di mercato irrisoria, e non si sa che tipo di continuità la stessa Palm riuscirà a dare al progetto.
Widget: questa tecnologia, dalla vocazione trasversale rispetto al sistema operativo utilizzato, dovrebbe rappresentare un po’ la chiave di volta rispetto a tutti i problemi fino ad oggi riscontrati. Piena indipendenza dal tipo di dispositivo, portabilità e adattabilità del codice, accesso unificato alle peculiarità del terminale come ricevutore gps, contatti, calendario e molto altro ancora. Peccato che in campo ci siano esempi per lo più accademici e quindi pochi case-history reali dal quale attingere esperienza e organizzare un vero piano di sviluppo. Forse qualcosa migliorerà con l’HTML 5, speriando che il supporto offerto dai device mobili sia pieno e completo, e non frammentario e incoerente come lo è stato per il J2ME. Ma è ancora tutto da vedere.