Cresce la polemica attorno a Picasa ed al suo rapporto con Google+. Nella volontà di rendere più “social” i propri servizi, infatti, Google ha evidentemente lasciato qualcosa per la strada ed una chiara gestione della privacy diventa lo stesso un problema per la community a causa dell’eccesso di condivisione imposta.
Il problema è insito nella policy stessa del servizio. Google, infatti, impone a Picasa la condivisione automatica delle immagini taggate ed approvate, rendendo così di fatto aperto ogni album organizzato. Il tag, peraltro, è approvato in automatico per gli amici delle proprie cerchie sociali: «Per impostazione predefinita, i tag aggiunti dalle persone nelle tue cerchie vengono automaticamente approvati e sono visibili per chiunque visualizzi la foto. Per i tag aggiunti da persone esterne alle tue cerchie è invece necessaria la tua approvazione per collegare i tag al tuo profilo e aggiungere la foto alla sezione “Foto di te” del tuo profilo».
Chiunque organizzi il proprio album con i tag, insomma, non ha la possibilità di tenerlo privato poiché con procedura automatica diventerà condiviso con tutti coloro i quali vengono coinvolti nei tag. La complessità della gestione dei parametri relativi alla privacy, insomma, inizia a pesare: il social ha un suo costo nascosto che Google dovrà scontare.
Brian Rose, a nome del gruppo, spiega che trattasi di una scelta mirata: Picasa Web Album è un servizio pensato specificatamente per la condivisione e pertanto chi ne accetta l’uso ne accetta intrinsecamente anche le caratteristiche. Organizzare un album significa organizzarlo non soltanto per sé, ma anche per tutti coloro i quali ne sono in qualche modo coinvolti. Google, insomma, non ha alcuna intenzione di modificare i parametri attuali e l’utenza non deve quindi far altro che prendere atto di questa peculiarità: ogni tag è una condivisione, l’importante è averne piena coscienza.