Durante la breve pausa pasquale, riflettevo sul fatto che il Web trae la sua linfa vitale più che dai mega-portali o dai mastodontici siti istituzionali, dai piccoli siti “artigianali” o da piccole realtà professionali che con grande impegno e passione, quotidianamente, offrono nuovi contenuti pubblicamente disponibili, solitamente a titolo gratuito.
Se penso ad una ipotetica Internet composta solo ed esclusivamente da siti istituzionali quali quelli di Microsoft, Fiat, Intel, Prada o da “portaloni” come Alice o Libero… (giusto per fare qualche nome a caso) beh, senza nulla togliere a tutti questi mostri sacri, non riesco a immaginarmi un successo neppure lontanamente paragonabile a quello che fortunamente, invece, ha avuto la vera e attuale Internet.
E la differenza che decreta tale successo, a mio avviso, consiste proprio nella capillare presenza di migliaia e migliaia di piccoli siti tematici o meno, dietro ciascuno dei quali lavora alacremente qualche appassionato, qualche privato o qualche piccolo imprenditore, mossi ciascuno da motivazioni personali differenti.
Qualcuno di voi si starà domandando se a Pasqua non avevo proprio nulla di meglio da fare e soprattutto cosa c’entra tutto questo con il marketing?
Domande entrambe più che legittime… ma sorvolando sulla prima (la cui risposta sarebbe davvero poco interessante), torno in tema e rispondo velocemente alla seconda: La pubblicità rappresenta il primo e unico motore economico per moltissimi di questi piccoli siti.
Purtroppo, però, non sempre un piccolo editore (di fatto un proprietario di un sito web che presenta dei contenuti, si può chiamare così), ha la forza, le conoscenze e la possibilità di sfruttare tutte le potenzialità che il suo sito produce.
AdSense di Google e altri programmi pubblicitari simili rappresentano uno dei canali più spesso utilizzati dai piccoli e medi editori, per rendere remunerativo il proprio lavoro. Ma spesso, sono solo una magra consolazione che ripaga appena degli sforzi profusi.
Allora perchè, mi domando ulteriormente, proprio questi piccoli editori (anima vincente del Web) devono finire con l’essere i più svantaggiati? cosa si potrebbe fare, quali strade si potrebbero seguire per unire le forze o per consentire a ciascuno di avere una chance in più di sfruttare al meglio le potenzialità del proprio lavoro?
Come avrete intuito una risposta non l’ho trovata (forse la pausa Pasquale è durata troppo poco? ;) e sono qui a chiedere a ciascuno di voi, che pazientemente è arrivato a leggere fino a qui, quale sia la vostra opinione e cosa potrebbe fare il piccolo editore per ritagliarsi un posto al sole un po’ più grande, all’altezza dei suoi sforzi.
Il primo passo, forse, potrebbe proprio essere quello di inziare a parlarne…