Ping, il social network musicale voluto da Apple, è morto lo scorso autunno. Ma la sua memoria pare essere rimasta viva e vegeta per la burocrazia, considerato come proprio in questi giorni sia arrivata la conferma del brevetto da parte dell’US Trademark and Patent Office. Peccato, però, che un sistema simile sembra già esistesse sul mercato da più di 25 anni.
Ping, l’ibrido fra Twitter e Facebook apparso su iTunes un paio d’anni fa, ha avuto vita molto breve. Nato per mettere in contatto diretto gli artisti con i loro fan, la feature non è mai davvero decollata perché schiacciata dalla concorrenza dei due social network a cui si è ispirata. E così ha chiuso i battenti, in modo definitivo. Una piccola polemica ne ha però coinvolto il brevetto, soprattutto per la facilità con cui l’US Trademark and Patent Office ne avrebbe consegnato la proprietà intellettuale a Cupertino.
Nella registrazione si legge come Ping sia un generico sistema di “raccomandazione utente-utente”, un modo per consigliare agli amici quale musica ascoltare tramite una struttura di Rete. Nel 1988, e successivamente nel 1991, una giovane società aveva però cercato di brevettare un sistema molto simile: Neonics. L’idea, così come sottolinea Tom’s Hardware, non sarebbe affatto dissimile da quella di Apple, sebbene ovviamente non applicata al mondo di Internet. Di seguito, parte del brevetto di Cupertino:
«Sistemi e metodi per raccomandare utenti rilevanti a altri utenti all’interno di una community. In un’implementazione di questo metodo, due diversi set di dati sono presi in considerazione: a) musica (o altri elementi) che l’utente ha ascoltato, b) consigli musicali (o altri elementi) ricevuti dall’utente».
Data questa premessa, e considerati i tempi più recenti, è facile comprendere come virtualmente tutto il mondo del Web odierno possa essere ascritto a questa registrazione, anche social network ben più longevi di Ping, come appunto Facebook e Twitter. Leggendo il brevetto del 1989 per Neonics, inoltre, si apprende:
«Un sistema e un metodo per raccomandare selettivamente, per un’utente scelto da un gruppo di utenti, elementi come film visti da uno o più utenti del gruppo, non ancora fruiti dall’utente selezionato.»
E di simili proposte di registrazione Tom’s Hardware ne avrebbe raccolte 260. Perché la proprietà intellettuale sia stata conferita ad Apple e non ad altri produttori non è dato però ben sapere. Dei facili giudizi sarebbero fin troppo scontati ai non addetti ai lavori, ma in realtà le motivazioni potrebbero essere più che fondate. Quando si parla di brevetti, infatti, anche il minimo cavillo linguistico può fare la differenza.