La pirateria è in forte aumento nella zona Asia-Pacifico, mentre nel resto del mondo è solo in blando aumento. Una simile disparità è dovuta soprattutto alla crescente diffusione dei pc nella zona. Più sono i computer più c’è richiesta di software più esiste la pirateria.
È la Business Software Alliance (di cui fanno parte tra gli altri anche Microsoft, Apple e McAfee) a diffondere i dati secondo i quali nel solo 2007 il tasso di pirateria è incrementato di 4 punti percentuali in Asia passando dal 55% al 59% del totale. Mentre nel resto del mondo è aumentato solo del 3% arrivando al 38%. Le spiegazioni addotte sono molte ma tutte discendono dall’emergere dei paesi della zona in questione come nuove economie e dal conseguente aumento dei pc.
Si parla di perdite dovute alla pirateria (sia fisica sia dovuta al download illegale) nell’ordine dei 48 miliardi di dollari e per la sola Asia per più di 14 miliardi di dollari, da che nel 2006 si trattava di 12 miliardi. DVD e CD venduti in strada, canzoni e software scaricati dai server peer to peer e il sempre più ampio proliferare di crack e numeri seriali per lo sblocco di programmi sono i principali driver dell’aumento in paesi come Cina, India, Indonesia e Vietnam (che da soli innalzerebbero la percentuale di pirateria al 70%).
Eppure in 67 delle 108 nazioni prese in esame dalla BSA la pirateria è in calo (compresa l’Italia dove passa dal 51% al 49%), con particolare attenzione per la Russia che contro ogni aspettativa nell’ultimo anno ha ridotto del 7% il tasso di pirateria (14 punti percentuali in meno rispetto a 5 anni fa) grazie soprattutto ad un aumentato sforzo istituzionale.
Il dato che più sorprende comunque è quello cinese: nel paese noto per il suo regime non propriamente liberale il tasso di pirateria era andato diminuendo da qualche anno ma nel passaggio 2006/2007 è invece rimasto stabile all’82%. Ad ogni modo il detentore del record è il Bangladesh con un tasso del 92% di pirateria, seguito dallo Sri Lanka con il 90%.
Non sono pochi comunque a mettere in discussione i dati BSA. Spesso usati come leva per agire con metodi oppressivi, tali dati sarebbero frutto di stime e legati ad un ragionamento tale per cui il danno procurato sarebbe pari al valore del software illegale ipotizzato. Il sillogismo non trova troppi supporti e le stime non sembrano utili ad offrire una base solida alle conclusioni raggiunte.