Un vincolo posto a regolamentare l’arrembante corsa ai domini .it mostra nel tempo tutti i suoi limiti e cade sotto i colpi dell’evoluzione del settore. Cade, infatti, il limite di una sola registrazione .it per ogni singola persona fisica, e decade pertanto l’esclusivo diritto delle aziende alla registrazione di più domini italiani.
La motivazione da cui trae origine la decisione è tutta nella chiara spiegazione di Franco Denoth, direttore del Cnr di Pisa: «Il Registro ha ritenuto ormai inutile il limite di un singolo dominio per persona fisica: un paletto che prima si giustificava con la necessità di evitare confusione e disorientamento negli utenti ma che oggi, con una cultura della Rete così profondamente diffusa anche nel nostro paese, non ha più senso di esistere.»
Denoth sottolinea infine gli obiettivi posti in seno al provvedimento: »La liberalizzazione soddisfa da una parte le legittime richieste dei provider, che possono trarne benefici effetti negli affari; e, dall’altra, i tanti cittadini e associazioni privi dello status di persona giuridica che ambivano a diversificare e migliorare la propria presenza nella grande vetrina mondiale di Internet».
La liberalizzazione completa, fattiva entro fine agosto, porta l’Italia allo stesso status di Inghilterra e Germania e lascia ipotizzare un aumento del 25% della frequenza di registrazione dei nomi a dominio (oggi 930.000, con una crescita media di 15.000 unità mensili). La norma è ovviamente applicata a livello comunitario, dunque qualunque cittadino maggiorenne dell’Unione Europea avrà eguale facoltà di registrazione dei .it.
Storicamente la norma sorse a limitare un settore in crescita esponenziale: a cavallo degli anni ’99-2000 furono centinaia di migliaia i nomi a dominio registrati e numerosi furono gli abusi emersi in seguito: limitare la registrazione ad una sola unità per ogni persona fisica costituì un vincolo efficace al controllo del fenomeno, ma a distanza di anni (ed esaurita l’emergenza iniziale) il provvedimento è divenuto vetusto e la sostituzione con la nuova norma costituisce oggi un importante sprone al rilancio del contributo italiano al Web.