L’assistenza Google aveva subito pesanti critiche nel passato quando aveva comunicato che se avesse ricevuto Pixel in assistenza precedentemente aperti e sistemati da centri terzi con parti non ufficiali, avrebbe trattenuto i dispositivi. Una soluzione drastica per dire “ci pensiamo noi alla garanzia”. Da oggi però questa modo di agire non verrà più messo in atto.
Questa spiacevole evenienza è venuta fuori grazie a Louis Rossmann, proprietario di un laboratorio di riparazione smartphone e attivista della “riparazione fai da te”. In un suo video ha spiegato questa policy, esattamente come fa Samsung, che impone ai centri di assistenza ufficiali Google di trattenere i dispositivi dentro i quali sono presenti parti “aftermarket”, non ufficiali della casa di Mountain View. In pratica una sorta di vero e proprio furto. A peggiorare la situazione per gli utenti Samsung un recente leak ha reso di pubblico dominio che Samsung oltre a trattenere i dispositivi con parti non ufficiali li avrebbe anche disassemblati, un modo tecnico per dire distrutti. E cosa ancor più grave Samsung avrebbe richiesto ai riparatori non ufficiali di condividere i dati dei loro clienti insieme alla richiesta delle parti di ricambio. Parti arrivate sempre con grande difficoltà e col contagocce inoltre.
Google non arriva a tanto, e sappiamo ora che non tratterrà più i dispositivi che hanno subito alterazioni da riparatori non ufficiali, interrompendo una policy decisamente poco “cortese” verso i propri clienti attiva da luglio dello scorso anno. Gli smartphone verranno quindi restituiti al mittente e non riparati.
Inoltre sappiamo anche che Google cercherà di produrre i nuovi dispositivi senza che necessitino di speciali attrezzi per aprirli e ripararli, favorendo quindi laboratori terze parti non ufficiali.