Il terremoto, lo tsunami, l’attacco al PlayStation Network, i dati trafugati dai server. Sono queste circostanze estremamente pesanti (quanto inattese) per il gruppo Sony che, dopo aver previsto un anno di grande slancio, si trova invece ora a dover piangere sui cocci di un 2011 che volge in negativo. Pesantemente in negativo.
Il gruppo si attende una chiusura in forte passivo, pari a circa 3.2 miliardi di dollari. La causa principale della debacle è legata al terremoto (ed il conseguente tsunami) che in Giappone ha apportato non solo danni diretti al gruppo, ma che ha limitato anche l’outlook annuale fermando la produzione, la distribuzione e la domanda dei prodotti sul mercato interno. Ma il terremoto non è stata l’unica scossa inattesa di questi mesi.
Il colpo di grazia giunge dal crack al PlayStation Network. Sony mette infatti a bilancio a causa del crack dei server un danno valutato in circa 172 milioni di dollari, stima che però appare al momento del tutto provvisoria. Alla luce di una fuga di dati coinvolgente circa 100 milioni di utenti, infatti, il danno stimato da Sony sarebbe pari a meno di 2 dollari pro-capite, qualcosa di ben poco incisivo rispetto a quelli che sono i rischi commisurati al problema, i costi per gestirlo, la spesa derivante dalla messa in opera dei nuovi server, l’interruzione del servizio e delle vendite ed infine il danno di immagine derivante.
Sony conferma comunque la bontà dell’andamento di mercato degli asset principali, premiando così la solidità del gruppo nelle sue linee fondamentali. Il terremoto ed il PSN sono da considerarsi dei gravi “una tantum” da mettere sì a bilancio, ma che l’azienda non ritiene tali da compromettere la bontà delle strategie in essere.