Il verdetto del PLIO (Progetto Linguistico Italiano OpenOffice.org) è netto: Open XML, nonostante le mani tese al formato ODF, è attualmente da bocciare in quanto non ammissibile per un processo di standardizzazione. «Gli esperti dell’Associazione PLIO, dopo aver esaminato le circa 6.000 pagine di specifiche del formato Microsoft Office Open XML – adottato da Office 2007 – ritengono che il formato stesso debba essere sottoposto a una sostanziale revisione prima di poter essere approvato come standard».
Il comunicato ufficiale diramato dall’associazione elenca tutta una serie di problematiche la cui risoluzione è considerata fondamentale ai fini dell’ammissione di Open XML ad uno status di standard al pari dell’ODF:
- «La possibilità di includere parti di documenti in formato proprietario – RTF e MHTML, o i formati chiusi delle precedenti versioni di Microsoft Office – fa si che la sola Microsoft sarà in grado di utilizzare lo standard mentre tutti gli altri saranno limitati a usare un sottoinsieme dello stesso»;
- «l’assenza di opzioni di interoperabilità con gli standard ISO esistenti e già in uso, come il formato ODF – standard ISO/IEC 23600 – nei confronti del quale non ci sono rimandi, nonostante l’ambito applicativo sia lo stesso (i documenti da ufficio) e il processo di standardizzazione sia terminato da più di un anno, ma siano addirittura presenti più soluzioni incompatibili»;
- «la possibilità di includere parti binarie non specificate, che apre le porte a una estensione del formato e consente a chiunque di aggiungere delle caratteristiche estranee al formato stesso, trasformandolo da formato aperto a formato chiuso e proprietario (una caratteristica che va contro il concetto di standard aperto)»;
- «la presenza di una sola implementazione completa sul mercato, che è costituita da un software proprietario – Microsoft Office 2007 – che difficilmente potrà essere preso a riferimento da chi intende adottare il formato»;
- «la mancanza di chiarezza sulla proprietà intellettuale del formato, in quanto la licenza attribuisce la proprietà a Microsoft e tutela le terze parti che adottano il formato stesso con una generica “promessa a non perseguire” (anche questo va contro il concetto di standard aperto)»;
- «il mancato rispetto di alcune direttive del comitato JTC1, che ha il compito di esaminare e approvare il formato, come quella che richiede la disponibilità di un periodo di tempo sufficiente per un’analisi approfondita delle specifiche e la verifica della loro stabilità (soprattutto se il volume delle specifiche è di circa 6.000 pagine di testo)»;
- «la presenza di numerose contraddizioni all’interno del testo e delle definizioni, che in alcuni casi prendono a riferimento standard obsoleti, come nel caso dei codici linguistici (che usano un sottoinsieme dello standard ISO 639 che esclude – di fatto – il supporto di molte lingue)».
Il PLIO chiede dunque di cancellare la procedura “fast track” a cui la proposta sarà sottoposta e di procedere con un processo di analisi analogo a quello con cui anche l’ODF è stato passato al vaglio. Il PLIO, conclude il documento, «auspica una revisione del formato Office Open XML a partire dallo standard ISO/IEC 26300:2006 per realizzare un formato dei documenti da ufficio veramente interoperabile, a vantaggio non di una sola organizzazione ma di tutti gli utenti».