Che Pokémon GO sia uno dei giochi mobile di maggior successo degli ultimi anni è risaputo, ma che il titolo potesse avere potenzialità anche nell’ambito dell’educazione finora non era noto. A pensarlo è un docente della Salford University, nel Regno Unito, insegnante nel corso di laurea in Business Information Technology.
Per essere precisi, anche la University of Idaho prevede l’utilizzo del videogame, ma all’interno di un programma chiamato Pop Culture Games, dove l’impiego di strumenti legati all’ambito gaming è decisamente più comprensibile. Tornando all’università britannica, a spiegare in che modo Pokémon GO possa rappresentare un supporto agli studi è il dott. David Kreps, che però anziché illustrare il nesso diretto fra il gioco di Niantic e le tematiche trattate dal corso si limita ad affermare che inserire l’utilizzo dell’app tra i requisiti richiesti agli studenti può attirare nuovi iscritti.
Utilizza varie informazioni di sistema accessibili via Internet, attraverso la fotocamera e il sensore GPS per la localizzazione.
Anche il collega Steven Bird è dello stesso parere e va un po’ più a fondo alla questione, illustrando in che modo il gioco possa aiutare a sviluppare dinamiche poi utili per l’inserimento in un gruppo di lavoro e per la gestione di un team.
Questa app fa molto di più che permettere di lanciare una Poké Ball. Bisogna scoprire i dintorni, cercare cose differenti, essere attivi, stare all’aperto. Consente di muoversi in grandi gruppi facendo squadra. Non solo si fa attività fisica, ma si sviluppa una propensione al team building e alla leadership.
Una spiegazione che non convince però Chris McGovern della Campaign for Real Education. Secondo lui, si tratta di una farsa, un’iniziativa che porterà gli studenti a maturare debiti in materie alle quali non sono realmente interessati, con inevitabili conseguenze negative sul loro sviluppo formativo e sugli sbocchi professionali.