Una piccola azienda ha avanzato una denuncia legale in grado di coinvolgere grandi colossi del web messi sotto accusa per aver violato un brevetto destinato ora a far discutere. Il brevetto è registrato presso l’autorità USA al numero 6,411,947 e protegge ad esempio il sistema di autoresponder previsto nei più grandi servizi di posta elettronica.
Dalla parte dell’accusa siede la Polaris IP. Dalla parte della difesa, invece, c’è una corposa compagnia: Google, Yahoo, Amazon.com, A9.com, Borders, AOL e IAC/InterActiveCorp (per Ask.com). La denuncia è stata depositata, come ormai di consuetudine, presso la corte distrettuale del Texas, ove cause simili sembrano trovare particolari trattamenti di favore.
Nello specifico il brevetto descrive un sistema in grado di restituire una risposta di output sulla base del materiale analizzato. Per questo motivo il sistema AdSense di Google è parimenti sotto accusa: la proposta di inserzioni specifiche basate sulle informazioni contenute sulla pagina tratteggia un disegno di quello che il brevetto va a tutelare.
Al momento non giungono commenti dalle parti in causa, ma difficilmente la Polaris IP potrà portare a compimento il proprio percorso accusatorio in quanto il tutto metterebbe in discussione gran parte dei servizi del web e le loro rispettive strutture. Per la Polaris IP, però, quella dei brevetti è una vera e propria attività di lucro: un’altra causa è già in atto contro Art Technology Group, Oracle e Sirius Satellite Radio e l’azienda non risulta avere in piedi alcuna altra attività se non quella dei procedimenti legali di tutela di opinabili proprietà intellettuali.