Quattro “Anonymous” sono stati arrestati nelle scorse ore nel contesto dell’operazione Tango Down portata avanti dal Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC) della Polizia Postale e delle Comunicazioni. Le perquisizioni sarebbero in corso a Roma, Venezia, Lecce, Bologna e Torino.
Sulla base delle prime informazioni trapelate, gli arrestati avrebbero agito attaccando obiettivi sensibili quali Vaticano e Parlamento. Tuttavia, a quanto pare l’etica Anonymous sarebbe stata in qualche modo tradita, portando avanti iniziative di matrice personalistica lontana dagli interessi e dalle pulsioni interpretate invece dal movimento della “Legione”. Al momento scarseggiano però i dettagli, dunque è difficile capire a fondo l’operazione in assenza di maggiori ragguagli (attesi però al termine delle perquisizioni ed alla luce dei riscontri avuti).
Le comunicazioni ufficiali fanno riferimento in queste ore ad una banda di “hacker”, benché il termine sia ben lontano dalla realtà: se il termine “cracker” non viene adeguatamente sfruttato al posto di “hacker” è sicuramente colpa dei mezzi di comunicazione che mal interpretano la situazione, ma il motivo di fondo è anche nelle comunicazioni istituzionali della Polizia che così spiega il lavoro del CNAIPIC:
CNAIPIC: vita dura per gli hacker
Si attende inoltre una presa di posizione ufficiale da parte degli Anonymous, i quali dovranno ora effettuare una difficile verifica interna per capire se la Legione avesse qualche mela marcia o se il “Tango Down” della Polizia Postale possa stuzzicare l’idea di nuove vendette a colpi di leak e DDoS.
Update
Gli Anonymous prendono ufficialmente le distanze, isolando così gli arrestati come elementi indipendenti che non operano nel solco dell’etica “Anonymous”.