La serata televisiva è stata monopolizzata dai casi misto politica/gossip che tutti ben conosciamo. In tarda serata, però, c’è stato un improvviso angolino dedicato alla rete nel contesto che storicamente meno si addice all’argomento: il salotto di Porta a Porta. Il passato della trasmissione è noto e gli strali contro i blogger ed i pericoli della rete hanno già raccolto ogni tipo di critica relativamente alla qualità del servizio pubblico portato sulla rete ammiraglia della RAI. Il presente è relativo alla nuova battaglia politica sul tema: l’estensione della legge sulla stampa agli “editori” del web.
Bruno Vespa nel caso specifico si esula dal dibattito, ma tenta di entrare nel cuore del problema ponendo una domanda nel modo più diretto possibile: «Se uno su Internet mi dà del pedofilo, io lo posso denunciare?». Quel che emerge dalla domanda è anche ciò che emerge dalla maggior parte delle risposte: una scarsa conoscenza del tema. Trapela dai contenuti e dalle pause, dall’accavallarsi delle teorie e dalla continua confusione sui termini. Ignazio Marino (PD) tenta di esporre per primo la propria tesi: l’accusa alla destra è quella di voler estendere ai blogger ed alle piattaforme in rete le limitazioni imposte dalla legge sulla stampa, con i medesimi rischi e le medesime responsabilità. Il riferimento alla proposta Pecorella/Costa appare diretto ed inequivocabile.
La controparte passa al contrattacco con il più tipico dei ritmi televisivi, rendendo difficile seguire il discorso. Nelle rare pause traspare però un certo sconcerto, espresso in modo particolare da Maurizio Belpietro il quale si chiede perché la rete debba essere al di sopra delle regole e si debba predicare in favore di una libertà assoluta e immotivata. Belpietro sembra particolarmente favorevole all’estensione della legge sulla stampa anche al web, poiché identificherebbe responsabilità precise in capo a precisi responsabili.
Quando Ignazio La Russa prende parola, chiede anzitutto che la battaglia pro-web non venga politicizzata, usando in modo particolare Di Pietro e Grillo come bandiere che la sinistra ostenta per cercare di accaparrarsi i favori della Rete. La Russa promette disponibilità a discutere sull’argomento, sottolineando come sia necessario far chiarezza sul tema e garantire la rete come piattaforma di dibattito e condivisione. In particolare, però, il Ministro della Difesa si schiera dalla parte di chi possa essere offeso da informazioni immesse online, invocando una legge che possa garantire la tutela legale di chi intende difendersi da un attacco altrui.
Le poltroncine di sinistra tornano all’attacco predicando la necessità di una massima tutela della libertà di espressione, chiedendo garanzie per quelle piattaforme come Google che permettono agli utenti di portare online le proprie opinioni. Il teorema è confuso e poco lineare, ma il principio è quello per cui l’estensione della legge sulla stampa al web implicherebbe un regime viziato per troppi versi simile a quello della censura cinese. L’immagine è forte, ma si sa: la tv non è fatta per le espressioni prive di colore.
Il dibattito si chiude improvvisamente con Bruno Vespa che lancia un contributo filmato su altro tema: al ritorno in studio il capitolo Internet è chiuso.
La discussione non ha ovviamente apportato nulla di nuovo ad un dibattito che invece sarebbe oltremodo attuale ed assolutamente cruciale. Le posizioni dei due schieramenti sono sufficientemente chiare, ma un comune filo sembra unire le parti nel senso di una scarsa conoscenza sul tema. In ballo, in questo momento, ci sono già molti contenuti: gli onorevoli Pecorella e Costa (PDL) hanno già avanzato la propria proposta di legge, alcuni attivisti hanno già avanzato le proprie contestazioni e l’on. Cassinelli (PDL) ha dimostrato a più riprese di voler trovare una posizione equilibrata sul tema. La sinistra ha nel contempo formulato le proprie proposte tramite le firme Vita/Vimercati in calce ad un testo plasmato attorno al concetto di Net Neutrality. Al tempo stesso è in atto un processo contro Google che per molti versi va a coinvolgere i temi tirati in ballo a Porta a Porta, con la piattaforma costretta a difendere il proprio agire per non aver censurato a priori il contenuto immesso da un utente (sottolinea a tal proposito lo studio Bruno Leoni come l’estensione al web della legge sulla stampa dovrebbe però quantomeno prevedere anche l’estensione delle tutele, il che dovrebbe però partire da una miglior definizione di “editore”, “editoria” ed altri termini fondamentali per l’interpretazione giuridica delle norme relative).
«Andiamo tutti a dormire»: così Vespa congeda il proprio salotto. In tv il dibattito non ha fatto alcun passo avanti. Ma probabilmente non poteva essere altrimenti.