Portare la fibra ottica in casa non è una cosa così semplice come si potrebbe pensare. Le opere di cablaggio sono complesse, costose e richiedono lavori precisi anche da parte di tecnici molto preparati. L’iter, una volta predisposto un progetto, è molto lungo e si va ad imbattere anche contro la burocrazia visto che saranno necessarie pure una serie di autorizzazioni.
Ecco quindi tutto quello che c’è dietro il lavoro di cablaggio che permette di portare la fibra ottica nelle case delle persone.
Portare fibra ottica a casa: iter
Il primo passo che viene compiuto è solitamente una convenzione con il Comune in cui saranno fatti i lavori di posa della fibra ottica. Accordo molto importante anche perché vengono stabilite le modalità dei lavori che solitamente vengono eseguiti con tecniche avanzate e poco invasive per rendere minimi i disagi per la gente.
Successivamente si passa ad una fase di “esplorazione” del territorio che servirà per preparare il progetto vero e proprio. Si definiscono, per esempio, le unità immobiliari da cablare e si valuta se è possibile utilizzare infrastrutture già esistenti per far passare la fibra ottica.
Successivamente, viene redatto un progetto di massima dove vengono riassunti tutti i lavori che dovranno essere attuati. Se approvato, il progetto diventa esecutivo.
Si passa poi alla fase dei lavori vera e propria, con la fibra ottica che viene posata assieme all’intera infrastruttura necessaria per renderla operativa. Si pensi, per esempio, alla posa dell’armadio stradale PFS (punto di flessibilità secondario) e del Punto di Terminazione Edificio (PTE) o del Punto di Terminazione Avanzato (PTA).
Come fase finale, la fibra ottica viene portata sino alle abitazioni dove viene installata una borchia ottica, cioè uno scatolotto di piccole dimensioni che permette di far comunicare la rete in fibra ottica con il modem/router dell’utente.
Ovviamente, per poter accedere ad Internet, l’utente dovrà sottoscrivere un contratto di connettività con un operatore.