«Un preside russo ha detto oggi che un tribunale lo ha condannato a pagare un multa pari alla metà del suo stipendio per aver utilizzato copie pirata di alcuni software di Microsoft nella sua scuola, in un caso che il presidente russo Vladimir Putin ha definito ‘completamente privo di senso’»: così Reuters riassume quella che appare essere la preannunciata conclusione della vicenda legale che ha messo un professore russo al centro di un caso a metà tra magistratura, economia e politica internazionale.
Alexander Posonov era stato a suo tempo accusato di aver fornito la sua scuola di 12 computer contenenti software pirata (Windows ed Office precaricati privi di licenza). Il caso aveva assunto rilevanza internazionale nel momento in cui la causa era stata impugnata da Gorbaciov, il quale ha chiesto formalmente a Bill Gates un atto di perdono affinché la questione si fosse potuta risolvere senza eccessive ritorsioni per l’accusato. La lettera aperta di Gorbaciov ha però creato un certo imbarazzo dal momento in cui i rapporti economici tra Russia e Stati Uniti pongono particolare importanza proprio all’impegno che la nazione ex-sovietica sta evidenziando nella lotta alla pirateria.
Da Bill Gates era giunta una timida apertura accompagnata da messaggi di diniego: il caso non poteva passare impunito, ma si consigliava di tener conto di tutte le attenuanti esistenti. Il caso si chiude ora con una sentenza formale di colpevolezza: Alexander Posonov se la cava con una multa da 194.4 dollari (circa la metà del suo stipendio mensile). L’imputato, però, non si accontenta: «non mi ritengo colpevole» confida ai media preannunciando mozione di appello.