Facebook ha lanciato una nuova “funzione di richiesta di preghiera”, ovverosia uno strumento per coinvolgere i fedeli sul noto social. Questa opzione è disponibile per ora negli Stati Uniti, dove sta sostenendo i primi test, all’interno di quei gruppi di Facebook organizzati e/o frequentati da uomini e donne di fede (in futuro sarà probabilmente disponibile anche per i normali post sui Diari). Lì i membri possono utilizzarla per indirizzare idealmente il “potere della preghiera” della comunità virtuale su qualsiasi argomento, magari per i prossimi colloqui di lavoro, malattie e altre sfide personali grandi e piccole.
“Ho pregato” al posto del classico “Like”?
La caratteristica introdotta dal colosso dei social funziona più o meno come il classico Like: dopo aver creato un post, gli altri utenti possono cliccare su un pulsante rettangolare con scritto “Prega”, unendosi a un gruppo di preghiera virtuale. Pare inoltre che più avanti, Facebook aggiungerà anche un’icona apposita attraverso la quale manifestare “semplicemente” la propria solidarietà all’autore del messaggio, con un gesto di preghiera piuttosto che col tradizionale “Mi piace” o con un’altra reazione tra quelle comunque disponibili da anni, e senza quindi doversi unire, come nel primo caso, a un gruppo. Ovviamente è possibile lasciare un commento o inviare un messaggio diretto.
“Durante la pandemia di COVID-19 abbiamo visto molte comunità religiose o spirituali utilizzare i nostri servizi per connettersi, quindi stiamo iniziando a esplorare nuovi strumenti per sostenerle”, ha affermato un portavoce dell’azienda.
Il Rev. Robert Jeffress della First Baptist Church di Dallas è stato uno dei primi ad accogliere con entusiasmo la nuova funzione: “Facebook e altre piattaforme di social media continuano ad essere strumenti straordinari per diffondere il Vangelo di Cristo e connettere i credenti tra loro, specialmente durante questa pandemia”. Anche Adeel Zeb, un imam musulmano dei Claremont College in California, ha accolto con favore la novità: “Finché queste aziende avvieranno precauzioni e protocolli adeguati per garantire la sicurezza delle comunità religiose, le persone di fede dovrebbero saltare a bordo sostenendo iniziative come questa”.
Privacy e Facebook
Ovviamente c’è anche chi non vede di buon occhio l’iniziativa, sia perché ritiene che è bello e unisce di più le persone potersi stringere le mani e pregare insieme fisicamente, che farlo tramite Internet, sia per questioni legati alla privacy, come nel caso del Rev. Bob Stec, della parrocchia cattolica di St. Ambrose a Brunswick, Ohio. “Dobbiamo unire le nostre voci e le nostre mani in preghiera“, ha dichiarato alla stampa.
“Dobbiamo stare fianco a fianco l’uno con l’altro e attraversare grandi momenti e sfide insieme. È saggio pubblicare tutto su tutti affinché il mondo intero possa vederlo?”. In base alla sua politica sui dati, Facebook utilizza le informazioni che raccoglie in vari modi, anche per personalizzare gli annunci pubblicitari. Ma la società afferma che gli inserzionisti non saranno in grado di utilizzare le “preghiere” digitali per tracciare gli utenti e sfruttarli per generare anche in questo caso pubblicità ad hoc.