La Premier League ha fatto un passo indietro, YouTube ne ha fatti due avanti: nel ritirare la propria denuncia contro Google per violazione di copyright, infatti, non solo la Association Premier League Limited ha escluso conseguenze nefaste per la repository video, ma ha anche siglato di fatto un accordo che legittima una volta di più l’azione della proprietà di Mountain View.
La vicenda inizia nel maggio del 2007, quando la sfida ha inizio con la firma di una class action contro YouTube; nel mese di giugno dell’anno medesimo l’affare si ingrossa: varie case discografiche ed altri detentori di copyright si accodano alla Premier League firmando la class action per pretendere restituzione del maltolto a seguito di specifiche violazione di copyright. Nel 2009 la prima parziale vittoria di Google: alcuni degli accusatori sono stati esclusi dal processo, che andrà in seguito avanti soprattutto nel segno della sfida tra YouTube e Premier League.
Oggi, a distanza di oltre 6 anni dalla firma dell’accusa, arriva la stretta di mano tra le parti: la Premier League rinuncia allo scontro e firma l’accordo per l’utilizzo del Content ID di YouTube. Così facendo ogni filmato in potenziale violazione di copyright (poiché non promulgato dai canali ufficiali della Serie A inglese, ma caricato da utenti terzi privi di apposita licenza) porterà introiti ai legittimi detentori e Google farà da tramite in questa transazione. Le parti pagano le rispettive spese processuali e la causa presso la Corte di New York decade con un nulla di fatto. La sensazione è che la Premier League focalizzerà ora le proprie attenzioni contro i siti di live streaming illegali piuttosto che contro una repository quale YouTube, che offre contenuti in differita sui quali risulta di fatto possibile conservare in certa misura un controllo.
La Premier League, che sui diritti ha costruito gran parte della propria ricchezza, scende così a compromessi con Google seguendo la strada anzitempo tracciata già dalla nostra Serie A: in Italia la FIGC e varie squadre (Roma, Lazio, Inter, Milan e Juventus) hanno da tempo siglato specifici accordi con Google ed il progetto si è in seguito esteso anche a Lega Basket, Lega Volley e Federazione Italiana Tennis. Lo sport su YouTube potrà così ora trovare maggiori canali di espressione, in Italia come nel Regno Unito, senza che il copyright possa essere ostacolo al pieno coinvolgimento che solo la musica e le passioni sportive sanno scatenare.
Quando Google acquistò YouTube, il più grande dubbio che aleggiava attorno all’operazione era relativo alla capacità dei legali di Mountain View di dribblare le accuse di violazione di copyright sopraggiunte (tra gli altri casi si ricordano quelli contro Viacom e Mediaset). Il tempo sembra aver dato ragione a Google: non solo il gruppo ha saputo difendere il perimetro affermando appieno la regolarità dell’archivio, ma ha anche messo a punto uno strumento quale il Content ID, vero e proprio grimaldello che ha trasformato le violazioni di copyright in opportunità di mercato. A beneficio di Google e dei detentori, i quali hanno ora molti più spazi presso cui promuovere i propri contenuti.