Premio Marzotto: una finale di qualità

La serata di premiazioni del celebre contest di startup segna il progresso di un movimento e anche l'atteggiamento maturo degli stakeholder.
Premio Marzotto: una finale di qualità
La serata di premiazioni del celebre contest di startup segna il progresso di un movimento e anche l'atteggiamento maturo degli stakeholder.

Il “premio dei premi” del mondo startup italiano ha consegnato ieri sera i suoi riconoscimenti. Sul palco dell’Unicredit Pavillon a Milano si sono sfidati i finalisti selezionati dopo mesi di lavoro e più commissioni. Un procedimento, quello del Premio Marzotto, che porta a una qualità molto alta, spesso anche con esiti industriali più concreti della media. La vincitrice assoluta del premio più alto, 300 mila euro in denaro, è Scent, che adotta la tecnologia sensoristica nel campo bio-medicale per il pre-screening tumorale. Le altre tecnologie coinvolte sono state il fotovoltaico, l’eolico, i droni, la sicurezza alimentare e quella civile.

Come da tradizione, Cristiano Seganfreddo ha condotto la serata finale del premio con piglio e ritmo invidiabile: sarà perché la finale segue un periodo piuttosto lungo di valutazione e presentazione delle startup, ma pitch e presentazioni si sono susseguite a grande velocità, ponendo l’attenzione sulla qualità e anche sulle aspirazioni del premio. Peraltro quelle tecnologie che avevano colpito già qualche mese fa sono proprio quelle arrivate alla cinquina finale: l’assistenza indossabile per ipovedenti di Horos, il sistema di pre-screening di Scent, i droni di Archon, la purificazione dell’acqua di Watly, la carrozzina elettronica di MarioWay. Si nota una particolare attenzione alle ricadute sociali di innovazioni con una forte applicabilità industriale.

https://twitter.com/VivianiMarco/status/669947581745733632

I premiati

Il premio “Dall’idea all’impresa”, riservato agli under 35, è andato a Proxentia, che ha ricevuto un riconoscimento in denaro del valore di 50 mila euro e un periodo di affiancamento presso l’incubatore M31, dove continuerà a sviluppare il suo device wifi per controlli rapidi di vino, latte e cereali. Insieme a lei, BabyGuest, (piattaforma per il noleggio di attrezzature per l’infanzia che aiuta i genitori in viaggio e qualifica gli hotel come kid friendly) sono i vincitori del premio speciale UniCredit Start Lab, che prevede percorsi di affiancamento dedicati del valore di 150 mila euro. Watly, Faberest, Remidi si aggiudicano invece i tre premi del valore di 50 mila euro l’uno, messi in palio dai partner corporate di questa edizione: CLN Goup, Gruppo Santex Rimar e Santa Margherita Gruppo Vinicolo.

https://twitter.com/UniCredit_PR/status/670186890767769600

Negli ultimi cinque anni l’ecosistema delle startup in Italia è cambiato in modo radicale, ha commentato Seganfreddo. «C’è un approccio più maturo nel guardare all’innovazione, un tema imprescindibile oggi per la crescita di un Paese, sia se si pensa alle aziende consolidate che ovviamente nei confronti delle giovani nuove imprese». Matteo Marzotto ha sottolineato l’apertura a nuovi partner:

Quella della open innovation è un modello reale per molte delle imprese e delle famiglie industriali del nostro Paese, proseguendo sulla strada tracciata da mio zio Giannino, e prima di lui da mio nonno Gaetano siamo convinti della necessità e dell’utilità di mettere a sistema tra loro impresa, società, cultura e territorio. Premio Marzotto mira inoltre a promuovere l’innovazione nei settori tradizionali e a contribuire così nel rendere più efficienti e all’avanguardia alcuni dei mestieri maturi, tipici del Belpaese.

Cristiano Seganfreddo e Matteo Marzotto, all'Unicredit Pavillon a Milano, hanno salutato la chiusura del Premio Marzotto 2015. Due le caratteristiche di questa quinta edizione: l'ingresso di nuovi partner industriali per dei premi corporate; il montepremi totale che ha toccato il milione di euro, il più alto di sempre. La cifra più importante, 300 mila euro, è andata a una startup biomedicale nata a Ferrara. Anche l'anno scorso aveva vinto una startup dello stesso ambito.

Cristiano Seganfreddo e Matteo Marzotto, all’Unicredit Pavillon a Milano, hanno salutato la chiusura del Premio Marzotto 2015. Due le caratteristiche di questa quinta edizione: l’ingresso di nuovi partner industriali per dei premi corporate; il montepremi totale che ha toccato il milione di euro, il più alto di sempre. La cifra più importante, 300 mila euro, è andata a una startup biomedicale nata a Ferrara. Anche l’anno scorso aveva vinto una startup dello stesso ambito, Tensive.

Scent: dalla tesi in Fisica alla medicina

Spesso per spiegare la differenza tra una invenzione e una innovazione, e come la seconda può determinare un impatto maggiore anche della prima, si fa l’esempio di Galileo Galilei. Lo scienziato italiano non inventò il cannocchiale, che gli era stato presentato come uno strumento olandese per controllare a distanza le navi che si dirigevano verso il porto. Fece molto di più: lo perfezionò e lo puntò verso il cielo. E così è cambiata per sempre l’astronomia e la conoscenza dell’umanità della reale natura dei pianeti e delle stelle.

Quando Giulia Zonta ha scritto la sua tesi di fisica all’Università di Ferrara non ha inventato la tecnologia dei nano sensori, ma ha immaginato come raffinarli per cogliere le componenti volatili (di poche parti per miliardo) nell’ambiente. Il passo successivo, nato sempre all’interno dell’università che ne ha fatto un dottorato di ricerca, è stato quello di orientare questa intuizione verso i gas che vengono prodotti naturalmente dalle feci e dal sangue umano in presenza di tumori e altre malattie. Colpo di genio: hanno costruito e brevettato un sensore con cinque cristalli in grado di distinguere marker tumorali in presenza di tumore al colon retto. Con costi inferiori e precisione maggiore degli altri esami.

Ancora felicemente scioccata per questo premio importante, Giulia, che è la responsabile commerciale della startup, ha risposto a qualche domanda.

Foto di gruppo coi vincitori del Premio Marzotto. Al centro, con in mano il "cubo" del premio, Giulia Zonta. La sua tesi in Fisica ha dato vita a tutto il progetto, che inizialmente era stato pensato per catturare i gas in atmosfera. Un lungo e complesso lavoro sui nano cristalli individuati nella tesi e applicati alle conoscenze sui marker tumorali, ha portato a Scent. Il primo sensore al mondo di questo tipo.

Foto di gruppo coi vincitori del Premio Marzotto. Al centro, con in mano il “cubo” del premio, Giulia Zonta. Il secondo da sinistra è Nicolò Landini, Ceo della startup. La tesi di Giulia ha dato vita a tutto il progetto, inizialmente pensato per catturare i gas in atmosfera. Un lungo e complesso lavoro sui nano cristalli individuati nella tesi e nei successivi studi e applicati alle conoscenze sui marker tumorali, ha portato a Scent. Il primo sensore al mondo del suo genere.

Il primo aspetto che colpisce della vostra idea è la sua semplicità: teoricamente si tratta di un dispositivo leggibile da personale di minima formazione e del costo di una incubatrice…

Attualmente il nostro prototipo sta completando la fase di test preliminari coi reparti di chirurgia, radiologia e gastroenterologia di alcune strutture ospedaliere partner. Esattamente come fatto all’inizio, coi campioni di tessuti coi quali abbiamo provato e riprovato finché non abbiamo ottenuto la formula giusta per i sensori, c’è da raccogliere una grande mole di dati statistici che permettano di ottenere la certificazione medica dello strumento a livello europeo. Ottenuta quella, confermo: si tratta di una macchina che a regime dovrebbe costare attorno ai seimila euro.

L’ideazione è vostra, così come il brevetto dei cinque magici nanocristalli che avete pazientemente selezionato: il resto è in outsourcing?

Per produrre e commercializzare Scent (acronimo che sta per SemiConductor-based Electronic Network for Tumors) pensiamo di affidarci a dei partner. Molta parte hardware non è tecnologicamente complessa: di fatto il vero cuore di Scent sono i cinque sensori che abbiamo inventato: quando vengono raggiunti dai gas emessi dai tessuti cambiano la tensività e il dispositivo li registra.

È il motivo per cui non si può definire un naso elettronico, corretto?

Un naso elettronico è una macchina addestrabile per “fiutare” qualunque elemento. Il nostro è basato su una selezione di materiali che ovviamente esistono in natura, ma la loro combinazione è il nostro segreto.

Sarà necessario anche un software che consenta di leggere il responso: di che tipo sarà?

Svilupperemo anche quello, ecco perché siamo felici del premio. In ogni caso, darà un feedback molto elementare, tipo rosso-verde. È un pre screening, quindi il suo obiettivo è scongiurare delle ipotesi gravi oppure suggerire al paziente di approfondire con ulteriori esami più invasivi.

Una ricerca della Bocconi ha mostrato un dato impressionante: il 75% dei macchinari nella sanità italiana è superato. Dei 1.800 euro l’anno per ogni cittadino italiano di spesa pubblica sanitaria, quella per investimenti è di 60 euro. Sembra davvero che ci sia bisogno di idee come le vostre…

Lo pensiamo e speriamo anche noi. L’obiettivo della tecnologia che stiamo sviluppando – che è applicabile anche sul sangue e per altre patologie – è quello di abbattere i costi dei pre-screening alzando il livello di lotta contro gli stati degenerativi. La combinazione di un monitoraggio più semplice e meno costoso e di un intervento più precoce sulle malattie ha effetti epidemiologici che ricadono positivamente sulla spesa sanitaria oltre che ovviamente sulla salute delle persone. Per questo ci rivolgiamo, da un lato, alle cliniche, e dall’altro agli ospedali. A tutti quelli interessati a un sistema innovativo, che naturalmente deve prima essere validato dalla comunità medica.

Il sensore inventato dalla startup vincitrice del premio Marzotto ha le dimensioni di un cassetto. Il suo cuore sono cinque nano cristalli che insieme hanno mostrato una straordinaria capacità di individuare le componenti volatili presenti nei tessuti di una persona che soffre di un tumore al colon-retto. Basta inserire il campione e la macchina percepisce questi gas. Il sistema abbatte il numero altissimo di falsi positivi dell'esame standard, e costa meno.

Il sensore inventato dalla startup vincitrice del premio Marzotto ha le dimensioni di un cassetto. Il suo cuore sono cinque nano cristalli che insieme hanno mostrato una straordinaria capacità di individuare le componenti volatili presenti nei tessuti di una persona che soffre di un tumore al colon-retto. Basta inserire il campione e la macchina percepisce questi gas. Il sistema abbatte il numero rilevante di falsi positivi dell’esame standard, e costa meno.

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