A 6 anni dall’attacco dell’11 settembre i superpoteri che l’FBI ha ricevuto in virtù del susseguente Patriot Act sono per la prima volta messi seriamente in discussione da un sentenza che potrebbe riportare molte delle cose allo stato precedente.
Si chiama Victor Marrero il giudice distrettuale che ha dichiarato incostituzionale l’uso che viene fatto delle National Security Letter, uno strumento nelle mani dei federali con il quale obbligare ISP, internet cafè e tutte le varie associazioni che fanno da intermediarie tra gli individui e internet a fornire dati altrimenti riservati sulla privacy dei singoli. Secondo il giudice le lettere che l’FBI ha il potere di inviare sono «l’equivalente legislativo di un’irruzione minacciosa e indiscriminata finalizzata al dirottamento dei valori costituzionali», in quanto tale normativa sarebbe in palese contraddizione con quanto espresso nel primo emendamento.
Le reazioni del mondo giurisprudenziale sono state moderate e in linea di massima concordanti. In particolare il senatore Feingold, l’unico che all’epoca si espresse contro l’approvazione del Patriot Act ha dichiarato: «il congresso deve riparare ai danni che ha creato quando ha dato al governo poteri straordinari per l’ottenimento di informazioni sugli americani».
Adesso la nuova legislazione richiede che ci sia l’approvazione di una corte che certifichi la necessità di tali atti prima che l’FBI possa procedere, ma Marrero ha comunque suggerito che si potrebbe approntare una soluzione ancora più precisa limitando le possibilità per l’FBI e aumentando i poteri delle corti.
Ad ogni modo la sentenza lascia intoccata la facoltà dell’FBI di richiedere informazioni su conti correnti bancari, movimenti finanziari e altri dati monetari relativi al controterrorismo, poichè a governare su tali questioni è un altro statuto.