Dietro la storia dei gruppi che cambiano nome su Facebook c’è molto da imparare.
Tutto inizia infatti con una proposta assurda, che invita ad iscriversi a gruppi per i profili VIP, contro la chiusura di Facebook ed altre falsità palesi. Milioni di italiani si sono iscritti. Hanno compiuto un gesto incauto, leggero, superficiale, senza saperne nulla di quello che stavano facendo. Hanno affidato il proprio account a persone le quali avrebbero peraltro gioco facile a rivendere i propri account a fini di spam. Ora le stesse persone lamentano che il gruppo ha cambiato nome. C’è chi minaccia azioni legali. Così ad assurdità si aggiunge assurdità.
Chi si iscrive ad un gruppo:
- non si sta affiliando ad una causa, ma ad un vero e proprio “gruppo”: tutto ruota attorno alle persone, non ad una causa staticamente univoca; l’amministratore nel tempo può cambiare a piacimento il titolo, modificandolo in base alle discussioni portate avanti, plasmando così il contenitore in base al contenuto. Sempre che l’amministratore non abbia altri scopi, ovvio;
- si sta iscrivendo ad un qualcosa in movimento, si unisce ad una discussione e ad una aggregazione nata per giungere ad uno scopo; non si è membri passivi in un gruppo.
Ci si può iscrivere alla cieca ad una fans page, volendo: chi si iscrive a quella di Webnews può essere certo che non sarà mai trasformata in una pagina di fans di Hannibal Lecter poiché, semplicemente, cosa impossibile per l’amministratore: le fans page possono solo essere aperte, gestite e chiuse, ma non rinominate. I gruppi sì, invece, perché sono elementi differenti, con scopi differenti, con natura differente e con regole differenti. E quanti protestano per i mancati avvisi nelle modifiche dei gruppi, occorrerà verificare le impostazioni della privacy sotto il menu “modifiche”: c’è un campo apposito da spuntare per avere i propri alert recapitati regolarmente via posta.
Da questa situazione se ne esce imparando cose nuove:
- Iscriversi ad un gruppo implica un assenso specifico a certe regole: chi non le conosce non si iscriva o non si lamenti;
- Iscriversi ad un gruppo implica una scelta attiva, dunque non ci si iscriva a gruppi che non si intende seguire da vicino;
- Iscriversi ad un gruppo implica delle conseguenze: se l’amministratore utilizzerà il gruppo per fini propri, la propria iscrizione sarà un’arma in mani improprie;
- Iscriversi ad un gruppo implica un assenso a ricevere comunicazioni personali, mettendo così la propria bacheca a disposizione delle volontà altrui: chi ci ha mai pensato su?
Inutile lamentarsi di come funziona uno strumento, se non si è capaci ad usarlo. Facebook è una piattaforma ricca e multiforme, ma se milioni di italiani si iscrivono a gruppi che preannunciano l’imminente accesso a pagamento sul network, significa che non sanno cosa stavano per compiere mentre cliccano. Il cambio nella nomenclatura dei gruppi, però, può essere l’occasione per offrire a tutti maggior consapevolezza nelle azioni.
D’ora in poi, quando un amico vi invita ad iscrivervi a questi gruppi, avrete motivi validi da sbattergli in faccia (inviategli questo post, sarà un “condividi” pro-bono). Se invece verrà a lamentarsi per l’appartenenza a gruppi mai desiderati, spiegategli pazientemente dei gruppi e delle pagine fans, delle notifiche, della privacy e di tutto il resto.
Perchè su Facebook c’è qualcosa oltre a “Commenta”, “Mi piace” e “Condividi”. Diteglielo, al vostro amico (e tutti abbiamo questo amico): prima di cliccare, pensa!