È il giornalista Alan Murray, in occasione dell’evento Fortune Global Forum, ad intervistare per la prima volta Larry Page dopo la nascita di Alphabet. Il co-fondatore di Google, attuale CEO della nuova parent company, affronta argomenti e tematiche di vario tipo: dalle ambizioni del Project Loon per combattere il digital divide fino alla tutela della privacy, rivolgendo un pensiero anche a Steve Jobs e al suo punto di vista sull’universo di bigG.
La chiacchierata può essere vista integralmente con il filmato in streaming di seguito. Estrapolandone i passaggi maggiormente interessanti, si può partire da ciò che Page definisce come la difficoltà più grande incontrata con la fondazione di Alphabet. Secondo il suo parere, l’attività del gruppo non ha punti di riferimento passati a cui ispirarsi, poiché sta percorrendo una strada inedita, mai esplorata in precedenza. In altre parole, non ci sono modelli da seguire. Nessuno si è mai occupato di un numero tanto elevato di ambiti e settori su larga scala: dal mobile alla ricerca medica, dalla connettività ai progetti sperimentali del laboratorio X, senza dimenticare l’intrattenimento multimediale, le smart home e la Internet of Things solo per fare alcuni esempi.
Per quanto riguarda la privacy, il suo punto di vista è piuttosto critico nei confronti di come sta evolvendo il panorama online. Se da una parte è legittimo e doveroso tutelare i dati personali, dall’altro i timori eccessivi possono rappresentare un freno per l’innovazione e la ricerca. L’esempio fornito fa riferimento alla medicina.
Ce la prendiamo così tanto sulla privacy. Attualmente, penso, abbiamo reso illegale per un ricercatore universitario contattare in maniera anonima una persona per uno studio sul genoma umano.
In merito a Project Loon, che porta ovunque la connessione con l’ausilio di palloni aerostatici, Page ne spiega tutto il potenziale paragonandolo a quanto avvenuto con l’avvento delle connessioni mobile.
Pensate a come i ripetitori telefonici hanno cambiato la vostra vita e pensate a come potrebbe cambiare la vita di miliardi di persone nei luoghi in cui mancano le infrastrutture.
Per concludere, il CEO di Alphabet ha parlato di Steve Jobs e della sua accusa mossa anni fa nei confronti di Google, “colpevole” secondo il numero uno della mela morsicata di svolgere troppe attività in parallelo. Page, che già in passato si è pronunciato sulla questione, afferma nuovamente che entrambi i punti di vista sono validi, ognuno con i suoi pro e contro: si tratta semplicemente di due approcci differenti al business.
Aveva ragione. Ha fatto le cose nel modo giusto. Noi stiamo cercando di creare un’azienda per imprenditori, immaginandola in modo creativo.