Arrivano i primi nasi arricciati sulle novità di Facebook, in particolare su quella più sostanziosa: Facebook Groups. Pare infatti che nella blogosfera ci sia una levata di scudi sul funzionamento di questo servizio. La morale è presto detta: attenzione ai vostri amici e ai loro gruppi.
Senza il vostro permesso potreste essere iscritti a gruppi di cui ignorate l’esistenza, che magari hanno contenuti, finalità molto distanti dalle vostre opinioni personali o che vi causerebbero imbarazzo (gruppi razzisti, gruppi politici, gruppi legati ad aziende che sono concorrenti di quella per cui lavorate, e via dicendo).
Lo ha spiegato molto bene, in queste ore, Jason Calacanis, fondatore di Mahalo, che ha raccontato sul suo blog come si è trovato iscritto a un gruppo, il NAMBLA (North American Man/Boy Love Association, un’associazione che promuove la pedofilia) insieme ad altri due pezzi grossi: Michael Arrington, di TechCrunch, e lo stesso Mark Zuckerberg.
Calacanis allora ha acceso il PC e ha scritto una email al creatore di Facebook, per informarlo di quanto accaduto:
Sembra che chiunque può aggiungerti a qualunque gruppo su Facebook. Non c’è un’opzione di entrata. (…) Ragazzi, se volete farmi provare queste funzioni prima di lanciarle probabilmente vi eviterei un paio di cause legali all’anno.
Cordiali saluti, Jason
PS: grande lavoro con l’esportazione in.zip
Questo caso ha ingenerato molta confusione e panico: chiunque può iscriverci ovunque? Ovviamente no, soltanto i nostri amici. Non è unilaterale, ma è sempre difficile controllare questi movimenti, soprattutto se non è prevista una notifica precedente all’inserimento del proprio profilo in un gruppo.
Arrington ha anche rivelato sul suo blog come sia stato lui a inserire Zuckerberg, suo amico su Facebook, allo stesso ripugnante gruppo. Per mostrare la falla, ma anche ammettendo che:
Appena Zuckerberg si è tolto dal gruppo mi ha anche impedito ogni futura possibilità di aggiungerlo a qualunque altro gruppo: una forma di protezione contro lo spamming e gli scherzi.
La difesa di Facebook, compreso dello stesso Zuckerberg (che si è tolto dal gruppo commentando lo scherzo del blogger), è che è tanto facile essere iscritti perché è altrettanto facile levarsi dai gruppi. Quindi, tutto sta alla qualità dei nostri amici e quanto sono affidabili e vicini a noi.
Cosa ne pensate? Vi può bastare?
Qualcuno ha anche suggerito di creare gruppi nascosti, nel quale utilizzare pseudonimi, soprattutto nei paesi dove vige la censura. Ma resta una contraddizione: una rete aperta che offre discussioni a porte chiuse (la chat room dei gruppi) ma che forza l’iscrizione a gruppi in cui potremmo non riconoscerci.