Oggi 10 aprile saranno mostrate per la prima volta nella storia le prime immagini di un buco nero, la cui esistenza era stata ipotizzata da Einstein con la Teoria della Relatività. “Risultati rivoluzionari” che saranno svelati a partire dalle 15:00, ora italiana, in diretta durante la conferenza stampa del progetto Event Horizon Telescope (EHT), una collaborazione internazionale che ha lo scopo di catturare la prima immagine di un buco nero.
La conferenza stampa sarà tenuta dalla National Science Foundation (NSF), con altre avverranno contemporaneamente in diversi altri luoghi, da Bruxelles a Santiago, da Shangai a Tokio, questo per sottolineare l’importanza di ciò che sarà annunciato. Chiaramente l’annuncio delle prime immagini di un buco nero può essere seguito anche online, in diretta, su YouTube.
Saranno presentati i risultati di un complesso studio durato anni e quindi le immagini di un buco nero ottenute combinando i dati raccolti da otto telescopi tramite VLBI (Very Long Baseline Interferometry). Questi telescopi sono posizionati in diverse zone della Terra. Event Horizon Telescope non è quindi solo un telescopio, ma una combinazione di telescopi collegati che creano un “telescopio virtuale di dimensione terrestre”.
In realtà i buchi neri sarebbero due: Sagittarius A*, con una massa di 4 milioni di volte rispetto al ostro Sole e che si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea, a 26 mila anni luce dalla Terra. Il secondo prende invece il nome di M87, fa parte della galassia Virgo e decisamente più grande distante: 55 milioni di anni luce e con una massa di 6,6 miliardi di Soli.
Un buco nero è una regione dello spaziotempo con un campo gravitazionale così forte che nulla, neanche la luce, può sfuggire all’esterno. “Fotografarlo” in senso stretto quindi sembra un ossimoro, non resta che attendere l’annuncio e le immagini per scoprire i risultati della ricerca.
Aggiornamento ore 15:18: eccola qui, la prima immagine di un buco nero. Descritto dagli scienziati come un “mostro”, l’immagine mostra un anello di polvere e gas, che traccia il contorno di un colossale buco nero, nel cuore della galassia di Messier 87, a 55 milioni di anni luce dalla Terra.
Un successo straordinario della scienza e l’Italia ha partecipato con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). La massa del buco nero in questione è di 6,5 miliardi e mezzo di volte quella del Sole e si trova nell’ammasso della Vergine. Chiaramente non si tratta di una “foto”, ad esempio come quella che si è in grado di scattare alla Luna. Questa non è stata ottenuta con telescopi ottici, sarebbe stato impossibile, ma con enormi antenne che captano le onde radio (radiotelescopi), emesse da ciò che si trova nello spazio.
L’immagine è infatti composita, dato che è frutto della collaborazione internazionale, che ha messo insieme una grandissima mole di dati. I ricercatori hanno collegato 8 enormi radiotelescopi sparsi per il pianeta, rendendo la Terra un’unica grande antenna. I dati raccolti sono poi raccolti in capienti dischi rigidi per essere elaborati: si avvia poi la fase di “imaging”, cioè la ricostruzione da parte di un supercomputer che è in grado di colmare gli spazi vuoti usando algoritmi e una enorme potenza di calcolo. Chiaramente questa è una spiegazione semplificata di un processo estremamente complesso, che coinvolge diversi algoritmi e set di dati enormi.
Luciano Rezzolla, direttore dell’Istituto di Fisica Teorica di Francoforte e parte del comitato scientifico di EHT, ha detto:
Quella che abbiamo visto è l’ombra di un buco nero. Nei buchi neri supermassicci che si trovano al centro delle galassie la materia che viene attratta si riscalda e, cadendo nel buco nero, emette una luce in parte osservabile dai radiotelescopi EHT, che hanno catturato la cosiddetta zona ‘in ombra’, ossia quella regione di assenza di luce che è tale in quanto la luce al suo interno viene assorbita dall’orizzonte degli eventi.