All’inizio del mese è scoppiato lo scandalo PRISM, il programma di spionaggio e sorveglianza elettronica messo in atto dalla National Security Agency (NSA) negli Stati Uniti al centro del caso Datagate. Con l’obiettivo di garantire la sicurezza nazionale, la NSA avrebbe accesso diretto ai server delle maggiori aziende informatiche, tra cui Google, Facebook e Microsoft, per collezionare una enorme mole di informazioni (email, foto, video, chat, file, attività sui social network, ecc.). Per rassicurare gli utenti, Microsoft ha deciso di pubblicare il numero delle richieste ricevute dalla NSA e dalle forze di polizia federale, statale e locale.
I dati fanno riferimento alla seconda metà del 2012 e sono stati raccolti in forma aggregata. Il Dipartimento di Giustizia e l’FBI hanno permesso infatti la pubblicazione degli ordini legali nel suo complesso. Non è dunque possibile conoscere quante richieste sono state inviate singolarmente dalla NSA. Ciò perché le informazioni sono classificate come “altamente sensibili”. In ogni caso, si tratta di un primo passo verso una maggiore trasparenza nei confronti dei cittadini.
Nel periodo compreso tra il 1 luglio e il 31 dicembre 2012, Microsoft ha ricevuto tra 6.000 e 7.000 ordini legali, tra cui mandati relativi a persone sospettate, potenziali terroristi o ricerca di fuggitivi. in questo numero sono inclusi anche gli ordini FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act). Il totale delle richieste provenienti dalle forze governative hanno riguardato 31-32.000 account. Si tratta quindi di una percentuale molto bassa, se si considerano i milioni di utenti Microsoft in tutto il mondo. In precedenza, l’azienda di Redmond aveva pubblicato il Law Enforcement Requests Report, ma quelle statistiche non includono le richieste ricevute dalla NSA e dalle forze di polizia federale, statale e locale.
Microsoft nega di aver ricevuto ordini simili a quelli ricevuti dall’operatore telefonico Verizon, quindi non è stata fornita nessuna registrazione delle telefonate effettuate attraverso i suoi servizi VoIP. Secondo Bloomberg, la software house avrebbe però fornito alle agenzie di sicurezza nazionale dettagli sulle vulnerabilità nei suoi prodotti. Molti computer del Governo utilizzano sistemi operativi e applicazioni Microsoft, quindi è necessario impedire l’accesso alle informazioni riservate da parte dei cybercriminali.