Privacy, Zuckerberg: "Dovrei essere licenziato"

Mark Zuckerberg si assume tutta la responsabilità per lo scandalo sulla privacy dovuto a Cambridge Analytica: ecco cos'ha detto il dirigente Facebook.
Privacy, Zuckerberg:
Mark Zuckerberg si assume tutta la responsabilità per lo scandalo sulla privacy dovuto a Cambridge Analytica: ecco cos'ha detto il dirigente Facebook.

Mark Zuckerberg non incolpa nessuno per la vicenda Cambridge Analytica, tranne se stesso: in un’intervista in podcast concessa a Re/Code, il numero uno di Facebook dichiara che se qualcuno dovesse esser licenziato per lo scandalo sui dati, quel qualcuno dovrebbe essere lui.

Quanto emerso circa le azioni di Cambridge Analytica – una società di consulenza britannica che ha utilizzato indebitamente le informazioni di oltre 87 milioni di utenti Facebook per influenzare l’opinione pubblica circa temi di grande importanza come ad esempio la Brexit e le ultime elezioni presidenziali USA – è costato molto a Facebook sia in termini di fiducia degli utenti sia con i governi stessi. Ora Zuckerberg torna sulla questione chiarendo che la responsabilità dell’accaduto è solo ed esclusivamente sua:

Penso che sia un grosso problema, ma guarda, ho progettato la piattaforma, quindi se qualcuno verrà licenziato per questo, dovrei essere io. E penso che la cosa importante da fare sia assicurarci di avere ragione.

Questo quando dichiarato a Kara Swisher nel podcast di Re/Code, ma a ogni modo Mark Zuckerberg non si dimetterà. Non è noto se qualcuno sia stato licenziato per quanto avvenuto: lo scorso aprile infatti il CEO di Facebook aveva detto che non è a conoscenza di alcun licenziamento. «Ho iniziato io questo posto. Lo gestisco io e sono io responsabile di ciò che accade qui», aveva chiarito tre mesi fa.

Infine, il numero uno del social network più frequentato al globo ha affermato che a suo parere Facebook ha fatto un buon lavoro per affrontare il caos derivato dallo scandalo Cambridge Analytica. Tra le varie azioni svolte, il taglio dei legami con i broker di dati, la riscrittura dei termini di servizio e un auditing degli sviluppatori di terze parti che avevano accesso ai dati degli utenti Facebook. «Penso a questo: abbiamo fatto le cose giuste e molte di queste le abbiamo fatto anni fa per evitare che questo tipo di situazione si ripetesse», ha concluso l’imprenditore.

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