I prezzi dei prodotti Apple sono troppo cari rispetto la concorrenza? Chi abita lontano dall’esotica Australia ha poco di cui lamentarsi: nella terra dei canguri i device targati Mela costano più che altrove. E il Parlamento locale ha deciso di capirne le motivazioni chiamando in appello Cupertino, insieme a Microsoft e Adobe.
È certamente vero che i device targati Mela siano più cari rispetto alla concorrenza, spesso perché oltre al valore intrinseco dell’hardware, si paga giustamente anche la cura del design e l’utilizzo di materiali innovativi. Mentre la gran parte dei produttori sul mercato si affida alla plastica, Apple sperimenta con l’alluminio e il vetro ed elabora saldature prese in prestito dall’industria aerospaziale per i suoi iMac, tutti fattori che fanno lievitare le tariffe al consumatore finale. Ma per chi abita in Europa, America e Asia i prezzi sono pressoché allineati. In Australia, invece, in alcuni casi si arriva anche al 20% in più rispetto al resto del globo.
Da sempre l’industria dell’high tech si è giustificata sostenendo che, data la lontananza del continente australiano, i costi di trasporto siano insostenibili. Così, per recuperare gli investimenti in aerei e cargo, le aziende si vedono costrette ad aumentare il prezzo. Una motivazione che non è però piaciuta al Parlamento – già dallo scorso giugno allertato di questa situazione – che sfocia oggi con una “subpoena”, una citazione in giudizio presso l’antitrust locale:
«Le aziende avrebbero dovuto collaborare e prepararsi nell’essere più aperte e trasparenti sulle loro politiche di prezzo. In quella che è probabilmente la prima volta a livello mondiale, queste aziende IT sono chiamate dal Parlamento australiano a spiegare perché i loro prodotti siano così costosi rispetti agli Stati Uniti».
Non è dato sapere quali saranno gli esiti di questa interrogazione al Parlamento, perché molteplici vie rimangono aperte. Cupertino potrebbe vedersi riconosciuta la legittimità delle sue tariffe o, al contrario, potrebbe essere costretta ad abbassare i listini e a pagare una cospicua multa. Non se ne saprà molto prima del 22 marzo, quando i rappresentanti delle aziende citate saranno chiamati in quel di Camberra, presso l’aula delle commissioni del Parlamento.