Nintendo Switch è commercializzata ormai da più di un mese al prezzo di 300 dollari negli Stati Uniti, mentre in alcuni paesi del vecchio continente (Italia compresa) costa 330 euro. Ma quanto costa all’azienda nipponica produrla? La risposta arriva dalle pagine del sito giapponese Fomalhaut Techno Solutions, che ha analizzato le componenti interne per offrire una stima della spesa affrontata in fase di realizzazione.
Il verdetto: ogni unità di Switch richiede un investimento pari a 257 dollari. L’hardware più caro, come facilmente si può immaginare, è quello relativo al tablet, ovvero all’unità principale da portare con sé in mobilità o da alloggiare nell’apposito dock collegato al televisore, con 167 dollari. Sono soprattutto il processore fornito da NVIDIA e un sistema di alimentazione definito “next-gen” a far lievitare il costo.
Ogni controller Joy-Con pesa invece sulla somma complessiva per 45 dollari (si ricorda che sono due quelli inclusi nel bundle) all’atto dell’acquisto. Curiosamente, questi vengono commercializzati singolarmente negli USA a 50 dollari ciascuno, generando così un margine di profitto piuttosto contenuto, pari a soli 5 dollari, mentre solitamente dalla vendita delle periferiche arrivano i guadagni più consistenti.
Nintendo ha già dichiarato e ribadito più volte di non aver alcuna intenzione di vendere Switch “in perdita”, una scelta talvolta operata dai produttori nell’ambito videoludico in modo da favorire la diffusione della piattaforma, soprattutto durante le prime fasi di commercializzazione, andando così a guadagnare maggiormente sugli acquisti di software e giochi. È dunque facile ipotizzare come, tralasciando sconti e promozioni operate dai singoli store, per molto tempo non si dovrebbe assistere a un taglio di prezzo ufficiale. Si ricorda inoltre che la console ha fatto registrare una partenza lanciata sul mercato giapponese, ottenendo risultati addirittura superiori rispetto a quelli della concorrente PlayStation 4.