Le inondazioni in Thailandia, che hanno provocato finora oltre 500 morti, hanno costretto Seagate, Western Digital e Toshiba ad interrompere la produzione di hard disk. Il risultato è stato un aumento incontrollato dei prezzi dovuta alla riduzione dell’offerta sui mercato mondiali. Il New York Times prevede conseguenze negative anche per Internet stessa e per i servizi basati sul cloud computing.
La produzione di hard disk dovrebbe tornare alla normalità solo all’inizio del 2012. Le stime prevedono 50 milioni di unità in meno per i prossimi due trimestri. Aziende come Microsoft, Google, Amazon, Apple e Facebook potrebbero subire enormi danni economici, non solo a causa dell’aumento dei costi, ma anche a seguito dell’impossibilità di incrementare la capacità di archiviazione nei loro data center.
La richiesta di servizi di storage online per documenti, musica e video è in costante crescita, ma secondo John Monroe, vice presidente di Gartner, non può esserci crescita senza una espansione dello spazio sui server. La scarsità di hard disk potrebbe dunque rallentare o addirittura bloccare alcuni servizi di cloud computing.
Tra l’altro le stime sono state fatte senza conoscere con esattezza i danni provocati dalle inondazioni. Non si può prevedere quando l’acqua si ritirerà né quando le fabbriche torneranno in funzione. Il governo thailandese ha dichiarato che il livello dell’acqua potrebbe salire ancora fino alla fine dell’anno.