Il nuovo iPad debutta oggi negli Stati Uniti e, come sempre in occasione del lancio di un prodotto della mela morsicata, gli Apple Store vengono letteralmente presi d’assalto da chi desidera acquistare il dispositivo. Un’occasione perfetta per attirare l’attenzione degli utenti di Cupertino e sensibilizzarli sulle problematiche legate alla produzione di smartphone e tablet in Cina.
Mark Shields, a capo del movimento di protesta, ha organizzato manifestazioni in alcune delle più importanti città americane (Washington, New York e San Francisco), proprio davanti agli store, per esporre le ragioni della propria preoccupazione in merito alle condizioni dei lavoratori nelle fabbriche asiatiche. Intervistato dalla stampa, ecco il suo punto di vista sulla questione.
I controlli effettuati questo mese negli impianti cinesi sono un passo in avanti da parte di Apple, così come l’aumento del salario, ma non ancora sufficiente. Il lancio dei prodotti, come il nuovo iPad di questa settimana, rappresenta solitamente una situazione di maggiore rischio per i lavoratori, a causa dell’incredibile pressione a cui sono sottoposti per garantire le consegne in tempi stretti.
La petizione “Proteggiamo i lavoratori che costruiscono gli iPhone nelle fabbriche cinesi”, promossa da Shields e ospitata sulle pagine di Change.org, ha raccolto fino ad oggi oltre 251.000 firme, grazie a iniziative come quella odierna capaci di attirare l’attenzione dei media.
Per tenere sotto controllo le crescenti manifestazioni di dissenso, Apple ha chiesto alla Fair Labor Association di condurre per proprio conto approfondite ispezioni negli impianti dei propri partner asiatici. Secondo alcune fonti cinesi, in occasione dei controlli Foxconn avrebbe fatto in modo di nascondere la manodopera più giovane, al di sotto dell’età consentita per l’assunzione. Inoltre, subito dopo un sopralluogo negli impianti Pegatron si sarebbe verificata un’esplosione che ha ferito 61 persone, riportando così in primo piano la questione della sicurezza.