Il meccanismo della pagina nascosta è ancora una volta l’espediente che porta alla scoperta di un nuovo servizio Google: il blog di tale Corsin Camichel, infatti, ha reso note le prime tracce di quello che sembra essere il fantomatico GDrive, il servizio di storage remoto in cui Google sarebbe impegnato ormai da tempo. Inutile sottolineare il fatto che anche Microsoft sia all’opera su un prodotto simile e concorrente: trattasi di Live Drive, per il quale al momento si sa ancora poco o nulla.
Di GDrive, pur se non in via ufficiale, si inizia invece a conoscere qualche particolare. La scoperta è avvenuta cercando una “index.html” (non direttamente raggiungibile) sotto il dominio del servizio Writely: ne è uscita una pagina di presentazione del nuovo servizio rimossa poi entro poche ore ed ora non più raggiungibile. La pagina è stata comunque messa a disposizione tramite una copia pubblicata sulla rete.
Gdrive è un servizio di storage che punta ad imporsi grazie alle proprie caratteristiche di sincronizzazione dei dati tra il pc (o più pc) ed il server remoto. L’interfaccia che potrebbe avviare a tale servizio è tale Platypus, la cui semplice installazione dovrebbe aprire il pc all’accesso remoto rendendo disponibile una sincronizzazione di più computer ed una reale virtualizzazione del proprio spazio di deposito file. La solita indagine approfondita che ha preso il via sulla blogosfera ha portato alla scoperta del responsabile Google del progetto, al suo blog personale e ad un suo post vecchio di due anni in cui parla del suo Platypus come del viatico allo storage infinito ed alla trasformazione della propria macchina locale in una semplice cache per la memorizzazione temporanea dei file utili.
Con Platypus, insomma, l’epopea dei computer “thin” potrebbe vivere se non altro un nuovo natale. Tale filosofia vede la rete come una aggregazione di piccoli computer a basse capacità ma in grado di interagire con server remoti dotati di grandi potenzialità. Si alleggerirebbe dunque il costo dei terminali, abbassando le barriere di entrata ai vari servizi del web e consentendone una potenziale ulteriore accelerazione.
La notizia non trova conferme ma appare evidente il fatto che non si tratti di un falso: i file erano conservati sui server Writely, gruppo ormai di proprietà Google, e l’ipotesi del GDrive è in piedi ormai da tempo. Restano i dubbi circa le tempistiche ufficiali di apertura e relativamente al potenziale appeal che il servizio potrebbe avere su una utenza già poco propensa ad utilizzare anche altri servizi Google giunti anzitempo con tanto di fanfara.