Lo scorso marzo, in occasione del lancio sul mercato della Playstation 3 della Sony, avevamo denunciato all’Autorità garante della concorrenza e del mercato alcuni messaggi pubblicitari a nostro avviso ingannevoli.
Nei messaggi si ometteva di indicare la non compatibilità della nuova console con i precedenti giochi per PS2, rendendo così di fatto inutilizzabile gran parte del parco-giochi già sul mercato prima del lancio della PS3, e spingendo i consumatori ad acquistare nuovi giochi compatibili.
Il Garante ha accolto il nostro ricorso e ha condannato Sony al pagamento di una multa. Questa sentenza rappresenta a nostro avviso un precedente molto importante: d’ora in poi chi immette sul mercato un apparecchio non retrocompatibile (ovvero non compatibile con sue versioni precedenti) e non lo dice chiaramente, non rischia solo di essere sanzionato dall’Autorità, ma anche di dover risarcire chi, indotto dalla pubblicità ingannevole, ha acquistato una cosa per un’altra.
Così Altroconsumo segnala la propria vittoria su Sony per le pubblicità ingannevoli relative alla PlayStation 3. Ancora una volta, però, trattasi sì di una vittoria per l’associazione denunciante, ma non di una autentica sconfitta per chi si è trovato sotto accusa: il testo ufficiale della sentenza indica in appena 95.800 euro (48.600 + 28.600 + 18.600) la sanzione da comminare a Sony.
La pubblicità ingannevole, in questo come in altri casi (soprattutto nel mondo della telefonia), ha il doppio volto di una bassa speculazione e di un lucroso investimento. Se non altro la sentenza pone fine all’espediente:
non è forse un caso che la nuova versione della Playstation 3 in vendita da qualche giorno (quella da 40 GB) è espressamente dichiarata come non retrocompatibile: il consumatore ha ora almeno una corretta informazione sui limiti di quel che compra