C’è crisi e non ci si può aspettare una crescita a doppia cifra, ma in un contesto di evidente difficoltà generale il World Wide Web si dimostra un mezzo eccezionale per veicolare ancora gli investimenti pubblicitari. La conferma giunge dai dati Nielsen e traccia un trend di continuità con il recente passato: i media tradizionali cadono, la rete tiene. Il tutto, però, in un contesto di depressione che ancora non mostra alcuna inversione di tendenza.
Il primo quadrimestre del 2009 è in ribasso: -18% rispetto ai primi mesi del 2008, -17.4% nel mese di aprile che ha chiuso il periodo monitorato. La carta stampata rimane il comparto che più paga il momento, colpito da una malattia ormai cronica che sta spingendo entrate ed investimenti ai minimi termini. La crisi dell’istituzione cartacea si riflette in percentuali di grave entità e l’inizio del 2009 si chiude con -25.6%: -29.5% i periodici, -29% la free press, -22.7% i quotidiani a pagamento.
Tv (-15,3%) e radio (-19,2%) limitano i danni, mentre Wind, Vodafone, Ferrero, Volkswagen, Unilever, Barilla, Procter&,Gamble, Danone, Fiat e L’Oreal risultano essere i brand sui quali si è investito di più nel periodo di riferimento. Tra queste ultime, sottolinea però Teleborsa, «solo 3 hanno incrementato gli investimenti rispetto all’anno scorso, mentre la maggior parte li ha ridotti di oltre il 20%».
L’unica cifra positiva giunge dalla Rete: «Internet si conferma un’eccezione rispetto al trend generale del mercato: l’investimento complessivo supera i 188 milioni nel quadrimestre e cresce del 6,7%». Poco in termini assoluti, forse, ma molto in termini relativi: il gap rispetto ai media tradizionali si sta affievolendo con grande rapidità.
Solo i dati eMarketer relativi al mercato USA riduce la portata del traino del Web, vedendo anche in quest’ultimo settore i primi segnali di difficoltà: le analisi elaborate da Interactive Advertising Bureau (IAB) e PricewaterhouseCoopers (PwC), infatti, vedono l’advertising online in caduta del 10% rispetto al trimestre precedente e del 5% rispetto ad un anno prima. Nielsen riduce la portata a -3.4%, ma la sostanza poco cambia: ove il mercato è maggiormente maturo le ripercussioni della crisi economica sembrano coinvolgere anche gli investimenti pubblicitari online.