Con l’imporsi dello strumento informatico (rilevante in quanto ad entità numeriche ma importante anche e soprattutto a livello di definizione del target in quanto non più riferito a media generalisti) gli investimenti pubblicitari sulla rete assumono sempre maggiore consistenza. A pagarne sono soprattutto gli strumenti tradizionali, il che configura un passaggio del testimone oggi in pieno svolgimento.
Recita Reuters: «gli investimenti pubblicitari in Italia nel 2007 vedranno un’imponente crescita di Internet (+36,8%) e un rallentamento della tv generalista (-1,2%). […] emerge una crescita di radio (+5,1%) e quotidiani (+3,8%), favoriti da nuovi lanci e rinnovo di testate. Brusca invece la frenata per gli investimenti nel grande schermo (-5%) e nelle affissioni (-3,8%)». I numeri sono relativi a previsioni Nielsen Media Research specificatamente per il mercato italiano.
«Tra i settori merceologici faranno da traino abbigliamento (+10,4%), farmaceutici (+7,6%), auto (+2,8%) e finanza (+9,1%) […]. In pesante calo toiletteries (-6,7%) e telecomunicazioni (-5,7%) che negli anni passati avevano sostenuto il mercato. […] In leggera ripresa la grande distribuzione (+3,6%) dopo il calo di 8 punti percentuali nell’arco di dieci anni, dovuto ad un andamento poco incoraggiante dei consumi».
La tv generalista rimarrebbe sempre e comunque il medium che catalizza la maggior parte degli investimenti pubblicitari (59%), ma il calo tendenziale è il riflesso dell’esplosione del web a tutti i livelli. Ad evitare il tracollo del piccolo schermo vengono in soccorso digitale terrestre e canali satellitari, entrambi in forte crescita ed utili a rinfrescare un’offerta ormai sempre meno allettante rispetto ai crescenti virtuosismi del mondo online.