Il passaggio dalle lancette alle cifre più che un orario ha un anno, il 1972, e un colore, il rosso.
Il Pulsar, il primo orologio da polso digitale, fu prodotto della collaborazione tra
Hamilton Watch Company e Electro-Data.
Come abbiamo già accennato, sfruttava la tecnologia LED (“Light Emitting Diode”) e sul display c’erano sette segmenti rossi che andavano a comporre, in quattro cifre, ore e minuti. Attraverso la pressione di un pulsante per qualche secondo l’orologio si illuminava di rosso e si poteva leggere l’ora.
Due anni prima il manager della Hamilton John Bergey e l’ingegnere Dick Walton della Electro Data avevano impressionato la stampa durante la presentazione del loro Pulsar Time Computer – Modello P1.
Oltre ad abbattere la centenaria icona della lancetta, l’orologio aveva colpito per il suo design spaziale, curato dallo scultore surrealista Ernest Trova.
Sarà stato il prezzo anch’esso spaziale, 2100 dollari, o forse perché aveva ancora bisogno di “tempo”, ma nel 1972 il Pulsar vendette solo 400 esemplari. Numeri troppo piccoli come quelli del suo display, scarsa visibilità del LED rosso alla luce solare e solo sei mesi di durata delle batterie, lo consegnarono rapidamente alla storia degli orologi, strappandolo però all’onta dell’essere stato un flop.
Il Pulsar è stato un prototipo. Il primo orologio che, se non è riuscito ad annullare il tempo, almeno ha annullato le lancette.