Il suo nome è Alan Ralsky, ma per gli inquirenti era ormai soprannominato “il Padrino dello spam“. La sua attività era ingegnosa, ma illegale: una serie di email, mirate operazioni in borsa, il tutto per dar vita ad una truffa con danni ingenti per gli utenti caduti nell’ingegnoso sistema di pump-and-dump.
Il “pump-and-dump” è un fenomeno che è andato imponendosi negli ultimi mesi come sottoinsieme delle truffe legate allo spam. La sua essenza si nutre completamente della gratuità degli invii e dei grandi quantitativi di utenti raggiungibili, ma trova monetizzazione in un modo più raffinato che esula dai normali sistemi di infezione o di ladrocinio di carte di credito. Alan Ralsky (64), assieme al complice Scott Bradley (48) inviava infatti le proprie mail (fino a 70 milioni al giorno) diffondendo false notizie relative ad aziende quotate in borsa, così da gonfiarne l’appetibilità sul listino. Trattavasi solitamente di piccoli gruppi, nei quali la minima variazione nei volumi di acquisto è in grado di spostare pesantemente la quotazione. “Il Padrino” si premuniva di acquistare le azioni che avrebbe in seguito gonfiato artificiosamente, per poi vendere al momento opportuno per salvarsi dalla repentina caduta successiva. Per gli utenti più sprovveduti i sogni di gloria duravano poco: i titoli cadono appena viene dimostrata la totale aleatorietà delle quotazioni conseguenti alle false notizie.
Per Alan Ralsky è stata dimostrata la violazione della CAN SPAM e per questo tipo la legge sancisce 250 mila dollari di multa oltre a 4 anni di detenzione e 5 di libertà vigilata. Per il complice la pena è di 3 anni di detenzione. Dagli uffici del Procuratore giungono frasi che intendono sottolineare l’importanza della sentenza: «oggi abbiamo inviato un forte messaggio agli spammer il cui obiettivo è quello di manipolare le transazioni finanziarie tramite falsi annunci via email. La gente che usa questi sistemi per alzare il prezzo delle azioni sarà perseguita e dovranno scontare un lungo periodo di tempo in carcere».
How Wai John Hui e John Brown, altri elementi della “banda” di Ralsky, hanno ricevuto rispettivamente 51 e 32 mesi di detenzione, mentre altri 5 elementi saranno giudicati nelle prossime ore. Il tutto chiude un’indagine lunga tre anni, portata avanti da FBI, SEC, U.S. Postal Inspection Service e IRS,nella quale gli inquirenti hanno dovuto risalire all’origine della truffa ricostruendo i pezzi di un meccanismo posto in essere per garantire artificiosamente l’anonimato degli operatori che tenevano le redini delle operazioni.