La fase particolare dell’evoluzione del web che stiamo vivendo, chiamata Web 2.0, è ormai da tempo in atto e conosce in questi mesi una fase di grande fermento, accompagnata dalla nascita di numerosissime startup, concorsi ed eventi.
Suscita molto interesse il cercare di capire quali saranno le prossime evoluzioni di questo fenomeno che, inevitabilmente, dovrà conoscere una fase di maturazione nella quale saranno individuati modelli di business capaci di sostenersi.
Alcuni ritengono che la “missione” del Web 2.0 sia solo quella di consentire a tutti di produrre contenuti, lasciando così intendere che si affermeranno quelle startup che hanno creato le applicazioni più semplici ed immediate, che consentono di caricare il maggior numero di contenuti.
Altri, invece, rilevano che ormai internet è già composto da tanti servizi web, spesso cloni l’uno dell’altro che l’utente fa fatica a distinguere, che permettono in modo immediato di produrre contenuti. Ciò che manca sarebbe un adeguato filtro a tutta questa massa di dati.
Si calcola che nei prossimi due anni l’umanità produrrà una quantità di conoscenza tale da superare quella prodotta dall’umanità negli ultimi diecimila anni. Un dato incredibilmente alto.
Il problema sta nel fatto che questa “conoscenza” creata è piena di “rumore“, cioè di dati spazzatura che non sono rilevanti (o che lo sono solo per una ridottissima nicchia).
Basti pensare a YouTube su cui troviamo tanti video assolutamente insignificanti, divertenti solo per chi conosce l’autore, e pochi video di grande valore per un consistente gruppo di persone. La riduzione del rumore è secondo molti il grande tema del Web 3.0, che dovrà trovare gli algoritmi e le ponderazioni giuste per individuare i contenuti rilevanti (per lìutente) separandoli da quelli che non lo sono.
In una fase intermedia, invece, penso che a breve assisteremo (abbiamo già assistito?) alla comparsa di servizi e strumenti che “centralizzino” la nostra presenza online, oggi frammentata su diversi social network, in un unico luogo.
Io ritengo che centro di questo nuovo approccio saranno i dispositivi mobili che sono sempre più sofisticati e capaci di ospitare applicazioni complesse che, assieme a connessioni wireless ad alta velocità, consentiranno agli utenti di aggregare in un unico dispositivo i flussi di dati provenienti dai vari social network cui sono iscritti, magari contestualizzandoli a seconda della propria posizione.