Quando Google Earth è complice nei furti

Quando Google Earth è complice nei furti

Con la crisi che c’è in giro, non c’è mica da fidarsi a svaligiare una banca, finisce che resti col sacco vuoto e una volante che ti insegue per mezza Inghilterra. Deve aver pensato qualcosa del genere Tom Berge quando decise di intraprendere la carriera di ladro di tegole sfruttando le informazioni aeree di Google Earth.

La strategia del muratore era semplice quanto geniale: armato di computer, Berge controllava sul servizio di informazioni geografiche di Mountain View lo stato dei tetti di alcune case, studiando il modo migliore per sottrarre il materiale edile senza destare troppa attenzione. Dopodiché il giovane passava alla fase operativa, scalava il tetto e raccoglieva il materiale (quasi sempre coperture in metallo) per rivenderlo infine ai raccoglitori di ferraglia.

«Si metteva al computer in casa e perlustrava tutta l’area meridionale di Londra alla ricerca dei giusti obiettivi con pochi clic del mouse» ha dichiarato un conoscente di Berge al quotidiano britannico Telegraph, per poi aggiungere un ulteriore dettaglio sul giovane muratore: «Era in grado di riconoscere i tetti con rivestimenti metallici su Google Earth poiché risultano molto più scuri del normale».

Nonostante tutte le cautele messe in campo, nel mese di febbraio il ladro dei tetti è stato arrestato e ha preferito dichiararsi da subito colpevole per non aggravare ulteriormente la sua posizione dinanzi la legge. Ora il ragazzo dovrà affrontare 100 ore di lavori per la comunità, ma se sarà nuovamente colto in una scorribanda sui tetti rischierà di scontare in carcere una pena di almeno otto mesi.

Non è invece dato sapere se al Lupin delle tegole sia stato interdetto l’uso di Google Earth…

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