Cosa accade se due delle nuove tecnologie più chiacchierate degli ultimi anni entrano in contatto? Per rispondere alla domanda torna utile il progetto portato avanti da un team dell’Imperial College di Londra. Si tratta di un sistema, chiamato 3D Printing Micro Aerial Vehicle, che unisce le modalità di interazione con l’ambiente offerte dai droni al concetto di stampa 3D.
Ecco come funziona: un quadcopter è equipaggiato con un dispositivo che contiene due sostanze chimiche separate. Queste, una volta espulse, entrano in contatto e solidificano creando una sorta di schiuma. In altre parole, il drone può essere utilizzato per creare vere e proprie strutture in tre dimensioni, ovviamente laddove non è richiesta un’elevata precisione. Uno dei possibili impieghi è ad esempio nelle riparazioni di attrezzature e macchinari non facilmente raggiungibili dal personale. Non è tutto: basta dare uno sguardo al filmato dimostrativo (in streaming di seguito) per capire in quali ambiti potrebbe tornare utile un sistema di questo tipo.
La sostanza creata ha infatti tra le sue proprietà quella di essere altamente adesiva, aderendo a tutto ciò con cui entra in contatto. Spargendola su una superficie con un primo drone, in un secondo momento ne può entrare in azione un altro, che semplicemente appoggiandosi per qualche secondo sulla schiuma appena creata è in grado di diventare un tutt’uno con l’oggetto in questione e trasportarlo. Si pensi ad esempio alle situazioni di emergenza in cui è necessario muovere in tempi rapidi materiale potenzialmente pericoloso: una tecnologia di questo tipo consentirebbe di farlo senza mettere a repentaglio vite umane.
Per il momento i due droni sono stati testati in un ambiente controllato e interagendo da remoto tramite un notebook. In futuro potranno essere pilotati da grandi distanze, in spazi aperti, con pannelli solari integrati sulla superficie per ricaricare automaticamente le batterie e funzionare senza sosta per periodi molto lunghi.