Nei giorni scorsi aveva fatto discutere una statistica secondo cui in media il tempo libero riesce a rubare al tempo lavorativo ben un’ora al giorno. E tutto ciò a causa della tecnologia: la lettura di email private, la lettura di news, le chat ed i social networks sono infatti in grado di distogliere il lavoratore dalle sue occupazioni costringendo l’azienda a policy specifiche per trovare il giusto equilibrio tra tempo “perso” e tollerabili distrazioni terze.
Un approfondimento della CNN tenta ora di analizzare il caso contrario: quando ed in che misura il lavoro riesce ad esondare nel tempo libero andando ad inquinare i momenti che il singolo potrebbe dedicare allo svago, a se stesso ed alla famiglia? «In un sondaggio su 2134 adulti condotto tra marzo e aprile, il 96% ha detto di usare email, Internet o il cellulare. Di questi, l’80% ammette che tali tecnologie migliorano l’abilità sul lavoro ed il 58% dice che questi strumenti hanno permesso di avere un maggior controllo sulle attività. Ma il 46% dice anche che questi device hanno richiesto più ore di lavoro e il 49% confida che sia più difficile staccare dal lavoro anche quando si dovrebbero esserne fuori».
La teoria espressa è semplice e confermata dalle comuni sensazioni quotidiane: la disponibilità di strumenti quali il Blackberry permette maggiori capacità, dunque maggior competitività ed efficienza sul posto di lavoro, il che va però a precludere in molti casi la capacità di interrompere il flusso operativo. È cosa comune, ad esempio, controllare durante il weekend la propria posta, così da avere controllo continuo sulla situazione ed evitare ripartenze da fermi ad inizio settimana.
Tra tempo rubato al lavoro e tempo sottratto alla vita privata, l’equilibrio precario in ballo sembra essere un tema destinato ad essere affrontato in futuro. È in ballo una fetta di vita sociale ed un aspetto importante del rapporto tra lavoratore ed azienda. La tecnologia, insomma, potrebbe aver dato il via ad una ennesima involontaria rivoluzione in divenire.